venerdì 31 agosto 2018

SIMENON SIMENON. LA GENERAZIONE MAIGRET

Come e perché il commissario simenoniano era rivoluzionario allora e dopo diventò uno standard cui fare riferimento.

SIMENON SIMENON. LA GENERATION MAIGRET
Comment et pourquoi le commissaire simenonien fut révolutionnaire alors, et devint ensuite un standard auquel faire reference
SIMENON SIMENON. THE MAIGRET GENERATION
How and why the Simenonian Chief Inspector was revolutionary then and subsequently became a reference standard



Che il personaggio messo in scena negli anni '30 da Simenon fosse rivoluzionario per l'epoca, é un concetto che abbiamo più volte espresso in questo blog. Riassumendo rapidamente potremmo ricordare che si tratta del primo funzionario dello stato, un poliziotto quindi, ad assurgere a protagonista di una serie molto lunga e di grandissima e duratura fama. Al bando i soliti "detective per diletto o per noia".... come allora ci aveva proposto il filone poliziesco giallo britannico da Poirot, a Sherlock Holmes a Miss Marple.
Qui si torna nella vita normale, sulla strada e con i piedi per terra, grazie ad un dipendente statale, stipendiato per il suo lavoro. 
Secondo aspetto rivoluzionario: l'atteggiamento del commissario nei confronti dei colpevoli. Non li ammazza, non li umilia, né gode a pensare alla fine che faranno. Lui é uno che si sforza di capire perché quell'individuo sia giunto a quel punto, e lo fa senza esprimere giudizi. E poi niente inseguimenti, nessuna scazzottata, poca azione ma molta osservazione e compenetrazione con l'ambiente del crimine. Niente fascino del bell'agente, niente sesso, nessun potere o capacità speciale... insomma, un uomo come gli altri.  
E già queste caratteristiche sono sufficienti per farne un modello unico e originale per la narrativa poliziesca europea del tempo.
Ma nel titolo abbiamo fatto cenno a una "generazione Maigret". Cosa intendevamo? Evidentemente quel tipo di protagonisti che la letteratura poliziesca ha prodotto "dopo" Maigret e che in qualche modo gli devono qualcosa. 
Dall'ultimo Maigret sono ormai passati quasi cinquant'anni e dal primo poco meno di novanta (ottantasette per la precisione). E' un tempo congruo perché la qualità e il successo del personaggio potesse contagiare (ed influenzare) gli scrittori di romanzi polizieschi. Anche perché sempre più, diciamo dagli anni sessanta in poi, la figura del detective ha assunto le sembianze più disparate e anche lo stesso romanzo giallo ha assunto forme diverse. Non si esauriva più solo nel racconto del delitto, della sua soluzione e dell'arresto del colpevole. Intanto si creavano i sottogeneri, il thriller storico (di epoche diverse: da quella romana, al Rinascimento), lo spionaggio (tra le guerre mondiali e durante la guerra fredda), il giallo procedurale (che si svolge soprattutto nelle aule dei tribunali a colpi di requisitorie e contro-interrogatori), fino a quello anatomapatologico (dove i medici legali sono i veri risolutori del caso)... e potremmo andare avanti per un po'. Questa diversificazione, ha portato anche a protagonisti che deviano dalla classica indagine del detective tout court. Iniziamo ad avere personaggi che guardano al crimine in modo diverso e che si portano nell'indagine il loro mondo con tutti problemi annessi e connessi al loro ambito lavorativo, a quello familiare, a quello personale. Gli autori intanto introducono tematiche sociali, psicologiche, religiose, contesti molto particolari in cui si consumano i crimini e il genere poliziesco puro diciamo che si diluisce e sconfina sempre più nella letteratura sic et simpliciter.
E' questa è già una chiara influenza del Maigret di Simenon che, abbiamo detto più volte, dal periodo americano, intorno agli anni '50, va sempre più avvicinandosi ai romans durs simenoniani, almeno per quanto riguarda la scrittura, per i temi trattati e per l'approfondimento psicologico. 
E infatti oggi tra un poliziesco di livello e un romanzo tout court il confine è diventato molto labile. E forse, nel vecchio continente, il merito è davvero di Georges Simenon. Non dobbiamo infatti dimenticare che in America, negli stessi anni '30, il genere "Hard Boiled", i cui padri riconosciuti sono stati Dashiell Hammett e Raymond Chandler, riportò il delitto nelle strade e negli ambiti delle meschinerie e dei difetti umani, causato dai reali motivi che nella vita spingono un individuo a sopraffare l'altro.
In questa nuova via, inaugurata nel '30 da Maigret, possiamo trovare il successo e la fama del commissario De Vincenzi dell'italiano Augusto de Angelis a metà degli anni '30, quella del commissario Barlach dello svizzero Friedrick Dürrenmatt negli anni '50, di Pepe Carvalho dello spagnolo Manuel Vazquez Montalban negli anni '70, di Fabio Montale del francese Jean Claude Izzo ai primi degli anni '90 e dei suoi contemporanei commissari Kurt Wallander dello svedese Henning Mankell e Salvo Montalbano dell'italiano Andrea Camilleri. E infine citiamo anche l'anatomopatologo Quirke dell'irlandese John Banville (i cui romanzi sono spesso firmati con lo pseudonimo di Benjamin Black) alla fine degli anni 2000.  
Una passerella esemplificativa e non esaustiva, ma formata da  protagonisti molto eterogenei, molto diversi tra loro, ma che sono stati creati con una sorta di "meccanismo Maigret": niente super-poliziotti, grande attenzione al sociale e una spiccata originalità rispetto alla figura classica dell'investigatore.
Questi, ma non solo loro, sono quelli che ho chiamato la "generazione Maigret", un tema che meriterebbe una trattazione ben più vasta e approfondita. Ma noi qui ci contentiamo di aver posto un argomento, suscitato qualche curiosità e aver messo in moto un certo seguito. (m.t.)

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