giovedì 16 agosto 2018

SIMENON SIMENON. SIMENON E L'ALCOL /1

I motivi per bere per alcuni personaggi nei romanzi di Maigret e nei "romans durs" 

SIMENON SIMENON. SIMENON ET L'ALCOOL /1 
Les raisons de boire pour quelques personnages des Maigret et des romans durs 
SIMENON SIMENON. SIMENON AND ALCOHOL /1 
Reasons for drinking for some characters in the Maigret novels and in the "romans durs" 

Come i lettori ben sanno, bevono molto i personaggi dei romanzi di Simenon, a cominciare dal Commissario, che però non si ubriaca mai. Solo una volta lo vediamo barcollare, già in pensione, nel racconto “Tempesta sulla Manica”, a causa dei troppi grog, di quei troppi grog che comunque non gli impediscono di raccogliere le informazioni necessarie a risolvere il caso, e che soprattutto restano un episodio isolato, appartenente a una fascia di produzione, quella dei racconti appunto, per molti aspetti minore, in cui l'autore si permette qualche libertà, qualche atteggiamento scherzoso, per taluni puristi addirittura offensivo, nei confronti dei propri eroi 
Difficile trovare episodi analoghi nei romanzi dedicati a Maigret. Il suo bere ha piuttosto a che vedere con la necessità di impregnarsi degli ambienti diversi in cui lo conducono le diverse inchieste, e che dai bianchi asprigni o dai Calvados prendono il proprio particolare gusto. Ha anche a che vedere, come mi sono azzardato a scrivere altrove, con quel "metodo del torpore" che, fra capacità di immedesimarsi nei protagonisti del dramma, libere associazioni e memoria involontaria, lo conduce alla scoperta della verità. Un bere che comunque non ha mai nulla del vizio, anche se, ad un certo puntoprobabilmente non a caso, tramite l'amico Pardon, fonte di preoccupazione per la salute lo diverrà. 
È piuttosto nei personaggi secondari, nei coprotagonisti, che possiamo riconoscere propensioni alcoliche più inquietanti. Nel modo di bere del Colonnello del “Cavallante della Providence”, o in quello dei personaggi del “Liberty Bar”. Un "bere per dimenticare", credo lo possa tranquillamente definire, ma un bere, pure eccessivo, che comunque non appare pratica solitaria, ma forma, seppure, forse, distorta, seppure disillusa, di solidarietà umana. Il bere di chi è giunto all'ultima spiaggia, ma pure in tale condizione non rinuncia ad una forma di dignità. 
È fuori dai Maigret che però si possono trovare i romanzi in cui l'alcol assume il ruolo di protagonista. In "Senza via di scampo" soprattuttoche vede i personaggi principali costantemente ubriachi, accomunati, più che da ogni altro vincolo, dal disgusto per ciò che li circonda e dalla commiserazione verso se stessi, dalla condivisione di ogni miseria morale, di ogni vizio, dalla necessità di ubriacarsi fino allo stordimento per rimestare la propria amarezza, per non essere costretti ad affrontare la realtà della propria esistenzaSi libererà, Vladimir, da tutto ciò, da Jeanne, ma non dal bere. Un bere che verrà trasfigurato in una forma di espiazione, esaltata e visionaria, in una voluttà mistica di degrado. Un bere dalle alte ascendenze letterarie ma, appunto, essenzialmente letterarie. 

Luca Bavassano 

La prossima settimana vi proporremo la seconda parte su questo tema, con esempi tratti dai "romans durs". E questo sabato 18 agosto, sarà pubblicato il primo di tre testi (in francese) sul tema "Maigret e l'alcool". 

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