lunedì 29 agosto 2011

SIMENON. QUIZ SIMENON MAIGRET... I RISULTATI

Siamo proprio alla conclusione. A questo punto potrete leggere qui di seguito le risposte alle ultime cinque domande di ieri e poi, fatte le dovute somme, potrete confrontarle con il vostro risultato e con i punteggi dei vari livelli indicati di seguito.

Le risposte di ieri

a/7 -  In occasione del Festival di Cannes in cui Simenon era Presidente della giuria e fece vincere la Palma d'Oro al film La dolce vita di Fellini.
b/7 -  Maigret e la sua signora hanno avuto una figlia morta dopo poco che era nata.
c/7 -  No, non lo fece mai, anche se era un progetto che gli propose l'editore Eugene Merle, che iniziarono a organizzare, ma che non andò mai in porto.
d/7 -  Era agente di pattuglia in bicicletta.
e/7 -  La Svizzera dove abitò per quasi 35 anni


A CHE LIVELLO SIETE?

Da 0 a 250 punti siete NEOFITI, avete ancora moltissimo da imparare... sotto a leggere romanzi e inchieste di Maigret!

Da 251 a 350 punti siete degli NOVIZI. Insomma già siete entrati nel mondo simenoniano, ma avete ancora molti passi da percorrere.

Da 351 a 500 punti siete già nell'area dei CONOSCITORI. Avete avuto una discreta confidenza con la vita e l'opera di Simenon, ma con tutto quello che ha scritto e che ha fatto...avete ancora da...lavorare!

Da 501 a 750 punti meritate sicuramente l'appellativo di ESPERTI, soprattutto se avete superato i 700 punti!

Da 751 a 999 punti sappiate che, siete così in pochi a conoscere tanto bene la vita e le opere dello scrittore, da poter considerarvi dei veri SIMENONOLOGI.

1000 punti. Ma voi siete degli SPECIALISTI PROFESSIONALI di Simenon! E' meglio che siate voi a prendere il mio posto e a gestire questo giornaliero Simenon-Simenon... sarà sicuramente migliore. Congratulazioni!

domenica 28 agosto 2011

SIMENON - 7/QUIZ SIMENON MAIGRET

Eccoci arrivati alla conclusione della settimana-quiz. Con i punteggi che realizzerete, dando le risposte alle domande di oggi, avrete il vostro quoziente finale, domani potrete tirare le somme definitive e confrontarle con i livelli di conoscenza che pubblicheremo a seconda dei punti raggiunti.
In bocca al lupo ed ecco gli ultimi cinque quesiti.

Domande di domenica 28

a/7 - Punteggio 30
- L'amicizia di Simenon con Fellini in quale occasione iniziò?

b/7 - Punteggio 32
- Maigret e sua moglie hanno o hanno avuto figli?

c/7 - Punteggio 40
- E' vero che Simenon scrisse in cinque giorni un romanzo in un gabbia di vetro
  esposta al pubblico?

d/7 - Punteggio 35
- Maigret quando entrò in polizia, quale mansione svolgeva e come?

e/7 - Punteggio 25
- Qual è la nazione in cui Simenon visse più a lungo?

Risposte di ieri
 
a/6 -  L'Acquario
b/6 -  Per qattro anni, dal 1934 al 1938
c/6 -  Falso. Si chiamava Marc. John fu il secondo
d/6 -  Colette
e/6 -  Erano i coniugi Pardon
 

sabato 27 agosto 2011

SIMENON - 6/QUIZ SIMENON MAIGRET

Siamo alla vigilia del traguardo finale. Ancora dieci domande e saprete quanto siete esperti su Simenon. Il nostro quiz di fine estate terminerà domani. Lunedì avrete a disposizione le risposte alle domande di domenica e una serie di livelli sul grado della vostra conoscenza dello scrittore, della sua opera e del suo commissario Maigret. Ma passiamo ai cinque quesiti di questa sesta giornata.

Domande di sabato 27

a/6 - Punteggio 30
- Come viene chiamata in gergo, dai poliziotti di Quai des Orfévres, la stanza d'aspetto del commissariato?

b/6 - Punteggio 40
- Per quanti anni e in quali Simenon non scrisse nemmeno un'inchiesta del
  commissario Maigret?

c/6 - Punteggio 20
- Il primo figlio di Simenon si chiamava John, detto Johnny. Vero o falso?

d/6 - Punteggio 15
- Quale fu la scrittrice che consentì a Simenon di pubblicare il suo primo racconto
  su un quotidiano?

e/6 -Punteggio 20
- Gli amici dei coniugi Maigret sono i singori Moers o i Pardon?

Risposte di ieri

a/5 -  No. Fu scritto a macchina.
b/5 -  Vero.
c/5 -  L'incontro con Denyse Ouimet che diverrà la sua seconda moglie
d/5 -  Meung sur Loire
e/5 -  A Parigi.



venerdì 26 agosto 2011

SIMENON- 5/QUIZ SIMENON MAIGRET

Quinta puntata, del nostro quiz. Per la cronaca, se qualcuno avesse risposto esattamente a tutte le domande poste fino a ieri, avrebbe totalizzato 622 punti.
La scalata continua e siamo grosso modo a metà dell'opera. Chi realizzerà i 1000 punti? Siamo contenti dei messaggi che ci avete mandato all'indirizzo simenon.simenon@temateam.com anche perché abbiamo ricevuto solo un paio di proteste...! Ma ecco i quesiti odierni.

Domande di venerdì 26

a/5 - Punteggio 30
- Quando Simenon realizzò Mémoires intimes, le registrò, come aveva fatto fino ad allora con i Dictées?

b/5 - Punteggio 20
- Maigret beve spesso il Calvados che è un distillato di mele tipico della Normandia. Vero o falso?

c/5 - Punteggio 25
- Nel romanzo Tre camere a Manhattan Simenon, racconta in modo romanzato un fatto importante della sua vita. Quale?

d/5 - Punteggio 35
- In quale località, una volta andato in pensione, il commissario Maigret e la sua signora si ritirano?

e/5 - Punteggio 20
- La figlia di Simenon, Marie-Jo, quando a ventincinque anni si suicidò viveva a Losanna o a Parigi?

Risposte di ieri

a/4 -  Segnava su un calendario i giorni da quando aveva iniziato a scrivere a
         quando finiva la revisione
b/4 -  No, mai. Non ha la patente.
c/4 -  Vero.
d/4 -  Vero.
e/4 -  Vero, lo fece in un'intervista alla radio svizzera.

giovedì 25 agosto 2011

SIMENON NUOVO O IN FORMATO ECONOMICO?

A sinistra l'edizione 2005, a destra quella 2011
Una breve notazione. Sulla stampa girano presentazioni e critiche di un romanzo di Simenon che l'Adelphi avrebbe fatto uscire da qualche giorno. Si tratta di "Luci nella notte" in originale Feux Rouges, scritto nel 1953 a Shadow Rock Farm, la sua ultima residenza americana.
Sgombriamo l'equivoco che si tratti di un quasi-inedito (diciamo così perché i titoli di Simenon erano già stati tutti pubblicati da Mondadori). Questo Luci nella notte è uscito per la prima volta dall'Adelphi nel 2005, nella Biblioteca Adelphi (la collana principale), ristampato in tre edizioni. Ora la casa editrice ce lo presenta in versione economica (gli Adelphi - 10 euro), anche con la stessa traduzione, quella di Marco Bevilacqua.

SIMENON. 4/QUIZ SIMENON MAIGRET

Ricordiamo che chiunque volesse scrivere pubblicamente le proprie risposte lo potrà fare direttamente nei commenti alla fine dei post. Oppure potrà mandare un messaggio a simenon.simenon@temateam.com . Terza ipotesi, scriveteli e controllateli da soli, ma alla fine fateci sapere quanti punti avete fatto... ci fidiamo della vostra parola. Intanto un nostro lettore Andrea Franco ha risposto pubblicamente sui commenti e sta tenendo una buona media. Buon divertimento a tutti.

Domande di giovedì 25

a/4 - Punteggio 35
- Oltre agli appunti sulle buste gialle, quale gesto rituale scritto "scandenzava" i giorni della scrittura di Simenon?

b/4 - Punteggio 20
- Maigret nelle sue inchieste in quali occasioni guida l'automobile?

c/4 - Punteggio 40
- Simenon nel '24 scriveva sotto lo pseudonimo di Gaston Vialis  su giornale Frou Frou. Vero o falso?

d/4 - Punteggio 45
-  E vero che Gide volle conoscere Simenon dopo aver letto Le Coup de Lune, invitandolo ad uno dei suoi tradizionali garden-party del venerdì?

e/4 - Punteggio 40
- Simenon affermò che il suo ideale di donna era proprio M.me Maigret?

Le risposte di ieri

a/3 -  Kees Popinga. Hans Kupéros è il protagonista de L'assasino.
b/3 -  E' un tipo d'interrogatorio usato nei casi più difficili.
c/3 -  Monsieur Le Coq
d/3 -  19.
e/3 -  Falso. Aveva 42 anni essendo nato nel 1903 ed essendo arrivato in America
         nel 1945.



mercoledì 24 agosto 2011

SIMENON. 3/QUIZ SIMENON MAIGRET

Terza puntata del quiz e giornata di domande molto difficili. Ma se volete prendere puniti... buttatevi. Forse una giornata ricca come questa non ricapiterà, se volete arrivare ai fatidici mille punti o molto vicino. Come al solito, in fondo, seguono le risposte alle domand di ieri

Domande di mercoledì 24

a/3 - Punteggio 40
-  Il protagonista de L'uomo che guardava passare i treni si chiama Hans Kupéros o Kees Popinga?

b/3 - Punteggio 25
- Chansonette. Così chiamavano un tipo di interrogatorio che usava Maigret o un termine convenzionale tra il commissario e i suoi ispettori?

c/3 - Punteggio 39
- Come firmava l'adolescente giornalista de La Gazette de Liége il suo corsivo quotidiano intitolato Hors de puollailler?

d/3 - Punteggio 40
- Quanti titoli prevedeva il contratto che Simenon stipulò con Fayard per la prima serie delle inchieste di Maigret?

e/3 - Punteggio 30
- Quando si trasferì in America, Simenon non aveva ancora quarant'anni. Vero o falso?

Le risposte di ieri

a/2  Su Le Matin, nella pagina della cultura, allora curata da Colette.
b/2  Henriette. Règine era la moglie che lui però chiamava Tigy.
c/2  E' orginaria dell'Alsazia
d/2  Fayard
e/2  Romans-durs. La definizione romans-litteraure non l'ha mai usata.

martedì 23 agosto 2011

SIMENON. 2/QUIZ SIMENON MAIGRET

Ecco le cinque domande di oggi. Le risposte ai quesiti posti ieri, le troverete in fondo contressegnati con la stessa sigla (a/1 - b/1 - c/1....).

Domande di martedì 23

a/2 - Punteggio 30
- Il primo racconto pubblicato da Simenon come Georges Sim uscì su Le Matin o su Paris Soir?

b/2 - Punteggio 25
- Il nome della madre di Simenon era Henriette o Règine?

c/2 - Punteggio 28
- M.me Maigret è originaria dell'Alsazia o dell'Aquitania?

d/2 - Punteggio 30
- Il primo editore per cui Simenon scrisse la prima serie di Maigret fu Fayard o Ferenczy?

e/2 - Punteggio 35
- Qual è la definizione data da Simenon ai suoi romanzi: romans-durs o romans-litterature


Le risposte di ieri

a/1  Prima. Divorziarono nel 1950 negli Usa (Reno - Nevada)
b/1  Lo Scaferlati, il trinciato chiamato Gris
c/1  Falso. La letteratura alimentare era quella popolare. I Maigret lì defini
       letteratura semi-alimentare
d/1  E' il nome della sua femme de chambre. La cave si chiamava Boule Blanche
e/1  E' Mémoires intimes (1980). Quand j'etais vieux uscì nel 1970

lunedì 22 agosto 2011

SIMENON. 1/QUIZ SIMENON MAIGRET

Iniziamo il primo giorno con delle domade facili. Ogni domanda ha un punteggio in base alla sua difficoltà.

Domande Lunedì 22

a/1 - Punteggio 20
- Simenon divorziò dalla sua prima moglie Tigy, prima o dopo il 1951?

b/1 - Punteggio 37
- Maigret fuma nella sua pipa il tabacco Scaferlati o il Latakia?

c/1 - Punteggio 28
- Simenon definì la serie dei suoi Maigret letteratura alimentare. Vero o falso?

d/1 - Punteggio 18
- Boule è la cave dove furono lanciati i Maigret o la sua femme de chambre?

e/1 - Punteggio 17
- L'ultimo libro scritto da Simenon fu Mémoires intimes o Quand j'étais vieux?




venerdì 19 agosto 2011

SIMENON. DA LUNEDI' 22 NON PERDETE LO SPECIALE "QUIZ SIMENON MAIGRET"

Da lunedì prossimo Simenon Simenon riapre i battenti. E lo fà con un'iniziativa forse un po' leggera, ma crediamo adeguata al clima di fine estate. Eh, sì....anche questo blog non poteva sfuggire al quiz. Quanto conoscete Simenon e Maigret? La loro vita, le opere dello scrittore, le inchieste del commissario? Un piccolo test vi accompagnerà tutta la settimana con alcune domande ogni giorno. E il giorno dopo, oltre a nuove domande, scoprirete le risposte esatte. Così potrete confrontarle con le vostre risposte. Questi risultati potrete scriverle per conto vostro, oppure inviarle come un messaggio (simenon.simenon@temateam.com) o per chi vuole esporsi e... rischiare in pubblico come un commento a post. (e se cercate le risposte, magari le troverete sui post di Simenon Simenon)
Ogni domanda avrà un punteggio a secondo della sua difficoltà. Il quiz durerà un settimana fino a domenica 28. Il punteggio massimo che si potrà raggiungere se si risponderà esattamente a tutte le domande della settimana è 1000 punti. A quel punto potrete affermare un esperto "speciale" di Simenon e del suo mondo letterario e non.
A lundì, quindi e repondez s'il vous plait e... se lo sapete!

venerdì 12 agosto 2011

"SIMENON SIMENON" OGGI VA IN VACANZA E TORNA LUNEDI' 22 AGOSTO

Simenon Simenon va in vacanza. Da oggi venerdì 12 fino a domenica 21 si prende una decina di giorni di pausa. Abbiamo iniziato ad ottobre 2010 questo particolare blog che fonde il contenuto di un tema molto ristretto e quasi specialistico e la formula che invece è quella dell'informazione con aggiornamenti quotidiani, dove non solo le parole hanno un senso, ma spesso anche le foto possono raccontare ed emozionare molto di più.
Sono stati quasi dieci mesi ininterrotti in cui ogni giorno abbiamo pubblicato un post nuovo, mesi in cui abbiamo visto centuplicare i contatti con Simenon Simenon, mesi che ci hanno visto salire nell'indicizzazione "Simenon" di Google da una remota diciassettesima pagina ad un ormai stabile 5° posto in prima pagina.
Questo per chi cura questo blog è un motivo di soddisfazione, ma altre importanti gratificazioni sono arrivate dai frequentatori di questo blog, dai loro commenti, dai loro messaggi, dalla loro assiduità. Insomma siamo contenti di aver intrapreso questa sfida che, non abbiamo ancora vinto, ma che mi sembra sia partita decisamente bene.
Adesso tiriamo un po' il fiato, riordiniamo le idee, facciamo un pensierino a qualche modifica e progettiamo qualche novità. Vorremmo essere sempre più interessanti, senza scadere nella pedanteria, vorremmo riprendere ed ampliare temi e argomenti che magari non abbiamo trattato con il dovuto approfondimento, vorremmo che per voi la lettura di questi post quotidiani fosse un divertimento prima di essere un semplice e puro interesse. Ecco perchè dicevo che la sfida è iniziata bene, ma non è ancora vinta. Simenon Simenon deve diventare il punto di riferimento di chi ha diversi interessi nei confronti del romanziere, della sua vita, delle sue opere, ma ha anche differenti livelli di coinvolgimento da quello più amatoriale  a quello quasi professionale.
Per fortuna in tutto questo sforzo abbiamo un gran alleato. E' prorpio Simenon che con la sua incredibile vita e con la sua poderosa e diversificata produzione letteraria ci permette di essere ogni giorno qui con voi a goderci quei cinque minuti con il nostro amato Georges.
Buone vacanze a chi é già partito, a chi é in partenza e a chi partirà. Quest'anno purtroppo molti non partiranno. Beh, anche a loro chiediamo di pazientare per questa pausa di una decina di giorni. Poi ritorneremo insieme, nella speranza che l'appuntamento con Simenon Simenon possa, almeno per qualche momento, far dimenticare gli enormi problemi che purtroppo si stanno addensando sulle nostre teste.

giovedì 11 agosto 2011

SIMENON. COME LO VEDEVANO NEGLI ANNI '60

Tra le rare biografie in italiano (non italiane) vogliamo oggi ricordare quella che in quegli anni venne pubblicata in un piccolo volumetto rosso, nella collana La Biblioteca Ideale realizzata da Feltrinelli in collaborazione con Gallimard. Il numero due, Simenon (1962), di questa collana curata da Bernard de Fallois è dedicato al romanziere, che allora, vale la pena di sottolinearlo, era ancora vivo e vegeto, non aveva ancora sessant'anni e doveva pubblicare ancora una qundicina di Maigret e, tra gli altri, romanzi come Les Anneux de Bicetre (1963), La chambre bleu (1964), Le Petit Saint (1965), Le Chat (1966), La disparition d'Odile (1970), e gli scritti autobiografici come Quand j'étais vieux (1970) o Lettre à ma mére (1974), per non parlare di tutti i Dictées e del mitico Mémoires intimes.
Il volume è diviso in tre parti: l'Uomo, l'Opera e Pagine scelte.
Il tutto però è preceduto da una raccolta di giudizi, commenti, affermazioni di famosi uomini di cultura di quegli anni che in modo o in un altro si riferiscono al personaggio dello scrittore ancora in vita.
Ed è interessante cogliere dalle loro parole l'idea che negli anni '60 si aveva di Simenon.
Ad esempio nel '43 il pittore de Vlaminck durante un pranzo da Simenon nella sua casa a Saint Mesmine-le Viuex in Vandea, apprezzava il lusso di cui lo scrittore si circondava. Lui lo conosceva bene:
"...durante i suoi frequenti viaggi scende sempre negli hotel più suntuosi, pranza nei ristoranti più famosi. Bene, le storie che scrive si svolgono in alberghi equivoci, pieni di cimici,  in bar loschi, e in catapecchie. i suoi protaginisti sono poveri disgraziati che trascinano la propria misera, diventando assassini o si suicidano...".
Lo scrittore, Paul Morand nel '61 raccontava che una notte, per un guasto alla vettura, aveva dovuto lasciare un signora in un sordido albergo, mentre quella protestava "Non voglio dormire in una camera di Simenon!" E lo scritttore rilfetté  "...allora esiste dunque uno stile Simenon, come c'è lo stile Impero. C'è un  impero Simenon molto più vasto di quello di Napoleone.... Il nostro inferno degli anni '60 comincia a somigliare al ritratto profetico che Simenon ne fece più di trent'anni fa'...".
Come suo dichiarato amico e ammiratore, Henry Miller spiegava sempre nel '61 "...Direi che in realtà è molto difficile scrivere nel suo stile, semplice, spontaneo, succoso. Lo confessa lui stesso. Uno scrittore capisce meglio di chiunque altro quanto costa quella 'semplicità'. Forse io lo capisco meglio della gran parte degli scrittori. Il grande fascino della sua opera è certo quella apparente semplicità... ma lì è concentrato un lungo travaglio...".
E ancora Jean Cocteau:"...non riesco ad immagiare persona più lontana di me da Simenon, di Simenon da me. Il nostro punto di contatto è il fatto di essere entrambe membri dell'Accademia Reale del Belgio...Da dove viene, allora, l'amicizia fraterna che ci lega? Ve lo dirò. ques'amicizia é monda da ogni segreta intesa perché nasce da un organo anti-intellettuale, un organo che non pensa o perlomeno attraverso il quale pensano solo alcune rarissime persone: il cuore. 
ci vogliamo bene con la pelle dell'anima, cuore a cuore...".
Jean Renoir, il regista, a proposito dei personaggi dei romanzi di Simenon: "...questi personaggi continuano a popolare il mondo. Ci raggiungono e ci ammaliano. Li amiamo. Non possiamo fare a meno di loro E quando l'ultimo si cancella dal nostro spirito, Simenon ce ne manda un altro, se possibile più patetico, più inquietante, più attraente...".
Altri dichiarazioni su Simenon le abbiamo raccolte e pubblicate nel post del 21 novembre 2010: Hanno detto di Simenon

mercoledì 10 agosto 2011

SIMENON, MAIGRET E... LA CHANSONNETTE



Come abbiamo avuto modo di vedere alcune volte, i casi per Maigret sono particolarmente difficili. Quando, ad esempio, c'é di mezzo un criminale professionista: uno che non canta, non cade nei tranelli, che non ha lasciato tracce, che può contare sull'omertà e la collaborazione della malavita. In alcuni di questi casi, quando non c'è una prova risolutiva, una testimonianza decisiva, una scoperta, magari inaspettata, che si rivela la chiave della soluzione del caso, allora l'ultima speranza è che un interrogatorio possa piegare la resistenza del sospettato e che sia proprio la sua confessione a chiudere il caso.
Allora si mette in scena la cosiddetta "chansonnette". Una procedura usata a Quai des Orfévres e che Simenon ha voluto inserire come una caratteristica delle inchieste del commissario Maigret, quando ha costruito il personaggio (vedi il post del 20 marzo Simenon. Come ti costruisco un personaggio).
Prima si convoca il sospettato e poi lo si lascia per delle ore a "marinare" in quella famosa sala d'aspetto con una parete tutta vetri, che viene soprannominata l'Acquario.
Il tipo, per quanto malvivente duro e incallito possa essere, viene inevitabilmente fiaccato da quell'attesa... non sa cosa lo aspetta...
Poi Maigret per caso passa lì davanti e fà finta di stupirsi.
- Ma come, tu sei qui e nessuno me l'ha detto! Ma che idiozia... E io che avevo bisogno di te! D'altronde si tratta solo di una banale formalità, pochi minuti... ma mi potevano avvertire!...
Dopodichè lo porta nel suo ufficio lo fa accomodare sulla sedia proprio davanti a lui. Loro due faccia a faccia.
- Vuoi una sigaretta? ... tuo fratello sta bene? Lo ha incontrato l'altro giorno un mio collega a Marsiglia...
Chiacchiere, convenevoli, atmosfera tranquilla, il commissario sembra non dare peso a quell'incontro. Anzi a volte addirittura si scusa per essere stato impegnato con il suo capo e non essersi accorto che lui era lì da tutto quel tempo.
Il culmine della "chansonnette" si raggiunge con la finta amnesia.
-  Ma scusami, perchè ti ho fatto chiamare..? Oddio, cosa volevo chiederti..?
A quel punto sembra quasi una cosa senza nessuna importanza, o comunque un'inezia.
Questo rende il sospettato relativamente tranquillo, a quel punto non si aspetta certo che quella "formalità" si trasformerà in un interrogatorio che magari durerà tutta la notte, che vedrà alternarsi toni bruschi, a momenti più concilianti, a urla e minacce. E' il commissario si darà il cambio con i suoi ispettori. Gli faranno sempre le stesse domande, facendolo ricominciare sempre dall'inizio. Uno stress cui pochi resistono. I più duri reggono fino alle prime luci dell'alba, c'è chi crolla molto prima, ma certo qualche volta nemmeno la "chansonnette" funziona.
Ma nella maggioranza dei casi è un metodo che, se il sospettato è quello giusto, riesce a chiudere il caso. Anche questa "chansonnette" è entrata a far parte del famoso metodo d'indagine Maigret di cui abbiamo già parlato (vedi il post del 12 giugno Simenon. Maigret e i criminali).



martedì 9 agosto 2011

SIMENON. "LES PROMENADES DE MAIGRET" A "PARIS NOIR"

Un occhio alle vacanze e uno a quello che verrà. Infatti già si pensa a quanto succederà a settembre e ottobre. Agosto, appena iniziato, è come un'anguilla che sguscia tra le mani e scivola dritta a capofitto tra le iniziative che ripendono ad animare anche la scena del giallo e non solo in Italia.
Oggi infatti anticipiano (e non di poco) una manifestazione che si terrà nella capitale francese ad ottobre prossimo. Si tratta di Paris Noir. Alla sua seconda edizione, la manifestazione (di cui vi forniremo più in là delle informazioni più dettagliate) si svolgerà in un weekend, il 21, 22, 23 ottobre, e avrà come nazione ospite d'onore l'Italia.
Per quanto riguarda gli appassionati di Simenon, possiamo anticipare un appuntamento interessante, "Les promenades de Maigret, un'occasione da non perdere, secondo gli organizzatori dell'iniziativa. Si tratterà della visita dei luoghi del commissario Maigret nell'XI arrondissment, accompagnati da un ex-commissario della brigata della buoncostume. Per il resto film (italiani, quest'anno), libri, tavole rotonde, in un concentrato di prelibatezze per il palato dei giallisti e una sorpresa, gelosamente custodita.

lunedì 8 agosto 2011

SIMENON. NON CERCATE I COLPEVOLI

Lo scrittore, quasi subito, dopo aver creato Maigret gli affibbiò la convinzione che "non bisogna giudicare, ma comprendere". E così travasava nel personaggio del commissario le proprie convinzioni. Nel '69 in un'incontro con Fracis Lacassin ebbe modo di esplicitare bene questa sua idea:
"...Non credo che esistano dei colpevoli. L'uomo è un essere così male attrezzato per affrontare la vita che parlare della sua colpevolezza sarebbe come considerarlo una specie di superuomo. Come può essere colpevole? Non ce l'ho con il capo di Stato, qualsiasi esso sia, perché é tanto orgoglioso, perché sacrifica 'tutto' alla sua piccola gloria per poter rassicurarsi, di quanto non ce l'abbia con un clochard, sotto i ponti, pronto a rubare alla prima occasione un portafoglio, ciò è del tutto naturale....Tutta questa gente non ha scelta, conduce la vita che la società gli ha imposto fin dall'inizio. La deliquenza in loro è naturale, ci sono nati dentro... - spiega Siemenon - Se il figlio di un presidente-direttore generale diventa un criminale allora qualche volta può essere per protesta contro la mentalità gretta del padre, della famiglia, dell'ambiente..."
Insomma Simenon è convinto che i condizionamenti sociali, ambientali e familiari, siano più forti della volontà dell'uomo singolo e quindi sono poi questi a determinare il destino di tale o tal'altro individuo. E quindi ci sarebbe una sorta di "responsabilità limitata" nell'uomo che delinque. Come si fà quindi a giudicare senza comprendere? (vedi il post del 30 aprile scorso Comprendere e non giudicare).
E Simenon ce l'ha anche su come viene fatta scontare la pena:
"... al giorno d'oggi si fanno campagne contro gli animali in gabbia. E gli uomini in carcere allora?  Perchè mettiamo ancora oggi (notare che si parla di oltre quarant'anni fa') degli uomini in gabbie poco più grandi di quella di un leone?...
L'idea che si possa far questo a degli esseri umani è rivoltante... mi fà ribollire il sangue...".
E lo scrittore prosegue facendo un'ipotesi su sé stesso.
"...non so come sarei diventato, se fossi nato in uno dei quartieri malfamati nei dintorni di Parigi. Ma sono sicuro che non sarei di certo l'anarchico cerebrale, quale io mi considero, nemmeno un anarchico istintivo, ma un anarchico lanciatore di bombe e forse un assassino..."

domenica 7 agosto 2011

SIMENON. BELGIO, OLANDA E FRANCIA: VIE, PIAZZE, MUSEI, & C. ... A SUO NOME



Simenon a Delfzijl nel '66 all'inaugurazione di una statua di Maigret
A poco più di vent'anni dalla sua scomparsa, Simenon si ritrova intitolati a suo nome vie, musei, piazze e via dicendo. Qui di seguito vi proponiamo alcune tra le più popolari di queste in un succinto e incompleto elenco che però vuole dimostrare i diversi tributi dedicati al romanziere.
Iniziamo da Liegi. sua citta natale, e dalla rue Georges Simenon, che prima si chiamava rue Pasteur, nel quartiere d'Outremeuse, proprio dove lui abitava con la sua famiglia. Poi c'è n'è una ad Oupey, una cittadina sempre in provincia di Liegi. Sempre a Liegi esistono vicino alla Piazza del Congresso un "Auberge De Jeunesse" intitolato a Georges Simenon, e proprio sulla piazza si trova un monumento, un busto in bronzo dello scrittore. 
Se invece passiamo in Olanda, non possimo non citare un 'altro monumento, forse il più famoso, questa volta però dedicato a Maigret. Si trova in Damsterdiep Tuikwerderrak, a Delfzijl, la cittadina nord-olandese dove Simenon avrebbe inventato il suo celebre commissario. Lasciando l'Olanda per la Francia andiamo a Hyères, nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, dove troviamo un'altra rue Georegs Simenon, come pure a Digione, dove è situata non lontano dal parco di Chateau De Pouilly, in Place d'Amerique. Altra "rue" dedicata allo scrittore la troviamo a Nantes. Invece a La Rochelle, nella zona sul mare, esiste un Quai Georges Simenon. Inoltre c'è un Théâtre Georges Simenon a Rosny-sous-Bois, nell regione dell'Ile-de-France. A Montpellier infine troviamo una scuola elementare pubblica intitolata a Georges Simenon.

sabato 6 agosto 2011

SIMENON. ULTIMI SGUARDI ALLE CLASSIFICHE DI AGOSTO

Sta per concludersi anche questa prima settimana di agosto e la stagione è ormai periodo di vacanze (quest'anno di meno e per meno persone) diamo un'ultima occhiata alla classifica dei titoli di Simenon oramai usciti da un bel po'. Partiamo con quella riportata dal settimanale Panorama che vede il romanzo L'assassino al 10° posto (30 luglio). Invece il quotidiano Il Corriere della Sera fa un rapida disamina dei libri più acquistati e tra i gialli colloca al 4° posto l'inchiesta Maigret e l'uomo solitario (1 agosto). Per concludere le classifiche sul carataceo, prendiamo in considerazione quella de La Stampa/TuttoLibri di oggi dove L'assassino è uscito dalla Top Ten, ma conserva nella sezione della Narrativa straniera la 6° posizione. Mentre tra i Tascabili Maigret e l'uomo solitario é 8°.
Passando alle vendite on-line registriamo quelle di IBS che vedono Maigret al 19° posto (risalito dal 21°) e il romanzo L'assassino al 5° (lunedì 1). Chiudiamo con il colosso delle vendite sul web, Amazon, dove nell'ultima rilevazione (5 agosto) L'assassino è all'8° posto.
Con questo post terminano i monitoraggi delle vendite di questi due ultimi libri di Simenon. Ma, ovviamente, li riprenderemo non appena si verificheranno le prossime uscite.


 

venerdì 5 agosto 2011

SIMENON... NON VUO' FA' L'AMERICANO...

Perché Simenon, pur trovandosi bene, rifiutò di diventare cittadino americano? Intanto in materia c'era un consisente precedente. Infatti per oltre vent'anni aveva rifiutato la nazionalità francese, rinunciando anche a entrare all'Accademia di Francia (anche se sappiamo che far parte di queste istituzioni letterarie, frequentare altri scrittori e prendere parte a manifestazioni o cerimonie era una cosa che Siemenon rifiutava). E così aveva rinunciato alla nazionalità francese, anche senza nemmeno immaginare che dopo poco più di vent'anni avrebbe  precipitosamente abbandonare quel Paese. Se le cose fossero andate diversamente avrebbe forse potuto restarci per altri dieci anni o anche più, Certo Simenon era uno spirito irrequieto e fare illazioni su come sarebbe potute essere la sua vita è assulutamente rischioso. Simenon era, come lo definisce Pierre Assouline, un instabile cronico (vedi in proposito il post del 21 novembre 2010 Simenon, una vita da immmigrato).
Quando nel suo girovagare nelgi Usa, riuscì a trovare nel Connecticut una sistemazione che gli piaceva, la famosa Shadow Rock Farm nei pressi di Lakeville, fu raggiunto da un funzionario federale che lo invitava a prendere la cittadinanza americana. Era il 1950 e Simenon ormai era negli Usa da cinque anni.
Questo signore cercò di spiegargli come non potesse rimanere "residente permanente" così a lungo, perché tutto sommato rimaneva sempre un cittadino straniero ospite. A questo Siemenon oppose il fatto che però lui pagava le tasse come un americano.
Ma il problema, almeno per il funzionario, era prorpio questo. Simenon era "come un americano", ma "non era americano". Rimaneva pur sempre un ospite e il tempo per un ospite non può essere molto lungo. 
Certo questa volta Simenon era fortemente tentato, in fondo aveva con Johnny un figlio del tutto americano e un'altro, Marc ormai americano a metà, la sistemazione nel Connecticut poi era particolarmente piacevole, però... Però c'è qualcosa che non lo convinceva del tutto o forse più di una cosa. Ad esempio l'antisemitismo.
"...E' la prima osservazione che ho fatto arrivando negli Stati Uniti. Gli ebrei sono numerosi. Qualcuno ha conservato i caratteri esteriori della loro cultura. Ma molti fanno parte della seconda o terza generazione e ad esempio sono più alti di una decina di centimentri o anche più...". Ma aveva visto ben altro. Ad esempio impedire agli ebrei di frequentare gli aberghi e le spiagge di Miami. A New York un suo amico drammaturgo francese si era registrato nel suo stesso albergo con un'altro nome, per non far vedere che era ebreo. Ma quando fu scoperto, il direttore spiegò a Simenon che lì non potevano accettare certi tipi di ospiti. E lo stesso, anzi peggio, capitava ai neri. E su questo la sua ex-amante Josephine Baker gli testimoniò diverse sgradevoli esperienze di emarginazione, quando non di vero e proprio razzismo. Come se non bastasse, dopo poco sarebbe iniziato il periodo del maccartismo, con la persecuzione di tutti coloro che erano o solo sembravano comunisti oppure che manifestavano pure solo delle simpatie per le idee di sinistra. Questa caccia alle streghe disgustava lo scrittore che commentava lapidario "... accuso il senatore McCarthy e ai sui seguaci di aver 'sporcato' la mia America..."
Era l'ultima disillusione sulla democrazia americana che invece anni prima aveva tanto idealizzato e fu la goccia che fece traboccare il vso. Simenon decise di non prendere assolutamente la nazionalità americana.
Altro motivo certo non di second'ordine per uno come Simenon. Non poteva sopportare il puritanesimo, anche solo di facciata, proprio quello tipico degli americani.
E' vero che la fama che lo precedeva e lo seguiva non era, per gli statunitensi, delle migliori. Intanto si muoveva con uno strano gruppo familiare Oltre a lui e sua moglie Denyse, c'erano nei suoi spostamenti, i suoi due figli (poi diventati tre  con la nascita di Marie-Jo). Lo seguiva Tigy la sua ex-moglie che, per gli obblighi del loro contratto di divorzio, aveva ricevuto l'affido del figlio Marc, ma che in compenso aveva accettato di seguire e abitare sempre vicino a Simenon. Poi c'era Boule la sua storica femme de chambre e non di rado l'istitutrice dei loro figli. Questa promiscuità anche nelle loro abitazioni, questo scambiarsi continuo, questo unico uomo con tre/quattro donne al seguito non passava inosservato, Come pure i costumi sessuali di Simenon, le sue frequentazioni dei bordelli, dove gli capitava adirittura di arrivare accompagnato da Denyse, non erano visti di buon'occhio.
Insomma anche se tutto sommato l'esperienza americana era stata positiva (non sarebbe altrimenti durata dieci anni) e anche se, soprattutto negli ultimi cinque anni, lo scrittore sembrava aver trovato la pace a Shadow Rock Farm, in lui c'erano delle perplessità che man mano crescevano e che gli ponevano la questione: non sarà giunto il momento di tornare in Europa? La domanda era seria tanto da prospettare questa eventualità anche alla moglie. E poi c'erano altri problemi. Simenon nei dieci anni americani ebbe modo di farsi conoscere dai critici, dai lettori, ma non sfondò mai come scrittore. Era molto stimato per la qualità dei suoi romanzi, ma considerato troppo europeo per il palato dei lettori americani. Quindi buona critica (anche se non proprio tutta), ma tiepida accoglienza nelle librerie. Questo si traduceva in vendite non all'altezza delle sue aspettative. Insomma non era riuscito a conquistare gli Stati Uniti, come aveva fatto con l'Europa. Quindi le sue entrate maggiori venivano ancora dalla Francia (vendita dei romanzi, dei Maigret, dei diritti...). Francia che però in quegli anni aveva svalutato in modo consistente il franco e quindi la capacità d'acquistodi Simenon in America si era sensisbilimente ridotta. 
Alla fine l'intrecciarsi di tutti questi elementi, la sua proverbiale irrequietezza, forse anche un minimo di nostalgia del vecchio continente, lo spinsero alla decisione di abbandonare l'America che pure in esperienze e arricchimento personale gli aveva dato molto.
Era il 19 marzo 1955, quando lasciò Lakeville e s'imbarcò per la Francia e abbandonò definitivamente gli Stati Uniti.

giovedì 4 agosto 2011

SIMENON. QUANDO CAMILLERI LO INCONTRO'

Un quartetto All-Star. Stiamo parlando di coloro che lavorarono alla prima serie televisiva di Maigret, prodotta dalla Rai alla metà degli anni sessanta dove troviamo Mario Landi alla regia, Diego Fabbri alla sceneggiatura, un allora sconosciuto Andrea Camilleri alla produzione Rai, e Gino Cervi interprete del commissario.
Con un poker d'assi di tale levatura era difficile che lo sceneggiato non funzionasse, anche perché dietro c'erano le storie di quel formidabile narratore che era Georges Siemenon. E infatti non solo funzionò, ma si trattò di uno dei maggiori successi degli sceneggiati Rai. (vedi il post del 17 aprile scorso Simenon. Maigret sbarca sulla tv italiana).
Quando si trattò di sottoporre allo scrittore gli attori che avrebbero impersonato i protagonisti principali, fu necessario un incontro che deve essersi tenuto in Svizzera, nel '64 alla grande villa di Epalinges, vicino Losanna. A quel rendez-vous andarono in due, Diego Fabbri e Andrea Camilleri. In quel momento Fabbri era già famoso, aveva scritto un lavoro teatrale L'Inquisizione che aveva avuto successo pure a Parigi. E poi aveva realizzato, sempre per il teatro, Processo a Gesù, considerato il suo capolavoro. Ma aveva anche lavorato, anche come sceneggiatore per il cinema, con registi del calibro di Germi, Blasetti, Rossellini, Antonioni.
Camilleri, così ricorda Simenon: "...Somigliava molto al suo personaggio, era, direi, decisamente megrettiano. La sua massiccia cubatura occupava molto spazio, non parlava molto, piuttosto bofonchiava, e alle parole intercalava grossi silenzi. Mi parve un tipo calmissimo... - e racconta ancora -  In quell'incontro fu quasi sempre Fabbri a parlare e io riuscii a dire solo qualche parola, trovandomi d'accordo con Simenon sul fatto che Andreina Pagnani, come moglie di Maigret, era troppo giovane e troppo carina...". Invece un sì incondizionato sulla scelta di Cervi (vedi il post del 22 maggio scorso Simenon. Si scrive Maigret, ma in Italia si pronuncia Cervi). Camilleri non dice molto di più di quell'incontro, che molto probabilmente deve essere stato abbastanza breve, con un Simenon molto stringato ed essenziale, come d'altronde lo era in ogni discussione che riguardasse il lavoro.
"...Al ritorno a Roma - prosegue Camilleri - gli facemmo pervenire una foto della stessa Pagnani, però truccata in modo che risultasse meno giovane e meno carina. L'approvazione di Simenon fu immediata...".
Allora la futura serie letteraria di un commissario, ambientata in Sicilia, di stanza nell'immaginaria cittadina di Vigata, scritta per una buona parte nel dialetto di quella regione, era ancora di là da venire. E il fatto che, al pari di Maigret, avrebbe avuto successo anche come serie televisiva (e che poi i libri sarebbero poi stati tradotti anche in Francia) allora non era davvero nei pensieri di nessuno e men che meno di quelli di Camilleri, a quel tempo diligentemente concentrato nel suo ruolo di funzionario delle produzioni Rai.

mercoledì 3 agosto 2011

SIMENON. PROVE DI ROMANS DUR NEI ROMANZI POPOLARI

Quante volte abbiamo detto che agli inizi Simenon scriveva letteratura popolare per mantenersi, ma anche perché questo era un'esercizio imprescindibile per poter poi iniziare a scrivere dei veri romanzi? La gavetta, la cosiddetta letteratura-alimentare (lui la chiamava così perchè era la sua unica forma di sostentamento). Certo tutto questo è vero. Ma se scaviamo un po'di più, troveremo qualcosa di interessante.
Innazitutto è chiaro che i passaggi tra la letteratura popolare e il romanzo poliziesco e poi tra i Maigret e i romans-durs, non avvennero dalla sera alla mattina. Simenon stesso disse e scrisse più di una volta che, soprattutto nel periodo dei romanzi e dei racconti popolari, riservava una parte della sua quotidiana seduta di scrittura a comporre dei brani che nessuno mai avrebbe pubblicato. Lo faceva per sperimentare e prendere la mano con un linguaggio che certo non era quello della letteratura commerciale o, come diceva lui un po' polemicamente, letteratura su ordinazione.
In un'intervista rilasciata nel '56 a Carver Collins, per The Humanitis, Simenon racconta di aver inserito nei suoi romanzi più commerciali alcuni brani o interi capitoli che invece sembrano presi, così come sono, da uno dei suoi romans-durs. Vediamo come la spiega Simenon:
".... era per allenarmi. Invece di scrivere semplicemente la storia, in quel capitolo, cercavo di dare un terza dimensione, non necessariamente a tutto il capitolo, forse ad una stanza, ad un sedia, a un certo oggetto...Sarebbe più facile esprimersi in termini pittorici...".
Simenon amava le similitudini con la pittura e non era certo la prima e l'utima volta che per spiegare, l'ispirazione, lo stile, le atmosfere delle sue opere ricorreva a delle immagini mutuate dal mondo dell'arte figurativa.
"....  E una questione di peso. Volevo dare peso alle mie parole...Un pittore commerciale dipinge senza rilievo, si può affondare il dito attraverso il suo quadro. Ma una mela dipinta da Cézanne, ad esempio, ha peso. Bastano tre pennellate ...Cercavo di dare alle mie parole lo stesso peso che Cézanne dava a una mela. Perciò utilizzo quasi sempre le  "mots-matière". Cerco di evitare le parole astratte e poetiche, "crepuscolo" ad esempio. E' molto bella, ma non dà nulla...Evito ogni un'ulteriore penellata che non porti a questa terza dimensione...". (in merito allo stile e alle mots-matière vedi il post del 23 maggio scorso Simenon. Lo stile che cambia e le mots-matière)
E d'altronde Simenon sosteneva che le famose atmosfere, di cui tanto parlavano i critici a proposito delle sue opere, altro non era che l'impressionismo dei pittori adattato alla letteratura. E gli elementi di quella scuola, raccontava lo scrittore, li aveva assorbiti fin da bambino, a Liegi, quando lo portavano a visitare mostre e musei.

martedì 2 agosto 2011

SIMENON. LA POLITICA E I POLITICI

Dall'alto, in senso orario, Sarkozy, Tremonti, Strauss Kahn, Cuffaro
Nelle ferie che trascorrerà nella villa dei suoi suoceri, i Bruni, Sarko, come chiamano i francesi Nicholas Sarkozy, presidente della Repubblica Francese, sarà accanto alla moglie Carla (incinta) e dedicherà tempo a ridare smalto alla sua immagine che ultimamente, tra crisi e scandali, si è appannata non poco. E se questo non è bene in assoluto non lo è ancora di più a "soli" nove mesi dalle elezioni. A questo punto sembra che buona parte del tempo il presidente lo passerà con uno staff che lo dovrebbe rimettere a nuovo e a settembre farlo presentare brillante e autorevole sulla ribalta della scena politica d'oltralpe. Ma direte voi, cosa c'entra questo con Simenon? Perchè quella di leggere i libri del romanziere é una delle cose che lo staff di cervelloni gli ha "caldamente" consigliato.
Strano rapporto quello dei politici con Simenon. A Roma qualche settimana fà succedeva quasi il contrario. Era un ministro, Tremonti, che consigliava ai giornalisti di leggere Simenon (vedi il post del 17 luglio scorso Simenon tirato in causa da...Tremonti). Un'altro politico italiano di altro livello, Totò Cuffaro ex governatore della Regione Sicilia, condannato a sette anni di reclusione in Cassazione per favoreggiamento aggravato nei confronti di Cosa Nostra, ha tenuto a far sapere (chissà perché?) che uno dei libri che portava in carcere era un romanzo di Simenon. E ancora. Simenon tirato in ballo dai media, e pure a sproposito, per lo scandalo Dominique Strauss-Kahn, a causa della strafamosa intervista a Fellini in cui confessò di aver avuto diecimila donne. 
Ma sappiamo che il rapporto di Simenon con i politici fu sempre problematico, conscio com'era che se ne sarebbe dovuto far piazza pulita (il popolo avrebbe dovuto una buona volta aprire gli occhi), ma anche consapevole che poi altri politici avrebbero rimpiazzati i vecchi, il cerchio si sarebbe di nuovo chiuso e non sarebbe cambiato nulla. 
Sì. Il nostro Georges era piuttosto scettico nei confronti della politica e pessimista sugli uomini politici. Basta leggere quello che ha scritto nei suoi romanzi.

lunedì 1 agosto 2011

SIMENON. DETECTIVE: MISTERI, ENIGMI E COLPEVOLI

Nel 1928 Gaston Gallimard, l'editore che avrà una parte importante nella vita letteraria di Simenon, decide di lanciare dei giornali, tra cui un certo Détective definito settimanale di fatti diversi. Per la precisione non era etichettato Gallimard, ma Zed-publications, un'apposità società editoriale creata dallo stesso Gallimard.
Oltre a fatti di cronaca nera, ospitava anche racconti (polar, noir, polizieschi) di scrittori più o meno famosi. Nell'avventura erano imbarcati, oltre all'editore, come direttore anche Joseph Kessel, fratello del Georges scrittore e Marcel Montarron, cronista giudiziario. Poi i collaboratori. E poteva mancare Siemenon, che proprio in quel periodo stava preparandosi a lanciare il suo poliziesco seriale? E infatti contribuì fin dai primissimi numeri.
Seppur mediato, quella fu la prima volta che le strade di  Simenon e di Gallimard s'incrociarono, ben sei anni prima che il romanziere iniziasse a pubblicare per la prestigiosa casa editrice (vedi i nostri due precedenti post del 20 novembre 2010 Braccio di ferro tra Georges Simenon e Gaston Gallimard  e quello del 27 gennaio 2011 L'importanza di "chiamarsi" Gallimard... anche per Simenon)
Prima di imbrarcarsi nella sua avventura con il commissario Maigret, che l'avrebbe assorbito per molti mesi, Simenon inviò a Kessel una prima serie di tredici racconti che apparvero su Détective dal 1929, Les treizes Mystéres : L'affaire Lefrancois - Le Coffre-fort de la S.S.S. -  Le dossier n°16 - La mort invraisemblable -  La Vol du Lycée de B... - Le Dénnommé Paul -  Le pavillone de la Croix-Rousse - La Cheminée du Lorraine - Les Trois Rembrant - L'Ecluse n°14 - La Deux Ingénieurs - La Bombe de l'Astoria - La Tabatiér en or.
Nel 1932 poi furono tutti raccolti in un'antologia e pubblicati in volume da Fayard
Sarà che riscossero così tanto successo tra i lettori del settimanale che Simenon
fornì una seconda serie di racconti. Anche questi erano tredici, pubblicati fino al 1930 e avevano come protagonista uno degli investigatori creati da Simenon, l'agente G7, e riuniti sotto un titolo analogo Le treizes Enigmes:
 G7 - Le Naufrage du "Catherine" - L'Esprit Déménageur - L'Homme tatoué - Le Corps disparu - Hans Peter -  Le Chien jaune -  L'Incendie du Parc Monceau - Les Mas Costefigues - Le Chateau des disparus - Le secret du Fort Bayard - Le Drame du Dunkerque - L'Inconnue d'Etretat.
Nel frattempo Détective era divenuto un vero successo editoriale, con oltre 250.000 copie a settimana e la collaborazione di Simenon non si esaurì con quei ventisei racconti. Ormai la serie dei tredici era diventato una sorta di marchio di fabbrica e non ci poteva essere due senza tre. Infatti arrivarono nel 1931 Les Treizes Coupables il cui protagonista è un magistrato, il giudice Froget:
Ziliouk - M. Rodrigues - M.me Smith - Les "Flamands" - Nouchi - Arnold Schuttringer - Waldemar Strvzeski - Philppe - Nicolas - Les Timmermans - Le Pacha - Otto Muller -Bus.

domenica 31 luglio 2011

SIMENON. UNO SGUARDO ANCHE ALLE CLASSIFICHE ON-LINE

Siamo a domenica e tiriamo un po' di somme. Ormai, a diverse settimane delle uscite dei due più recenti libri di Simenon, facciamo il punto dando una maggiore attenzione ai libri venduti su internet in questa settimana. Per Simenon non parliamo ancora di e book (a quando Adelphi?), ma di volumi cartacei venduti on-line, una modalità sempre più praticata anche nel nostro paese.
Facciamo eccezione per l'accurata panoramica che ci fornisce ogni sabato La Stampa con il suo inserto TuttoLibri in cui troviamo il romanzo L'assassino al 10° posto della classifica generale e al 6° della Narrativa straniera. Maigret e l'uomo solitario, lascia invece la prima posizione per il 2°posto.
Su IBS (Internet Book Shop) invece troviamo il romanzo di Simenon  molto più su, al 5° posto, e l'inchiesta di Maigret più giù,  al 21° posto ma in recupero (nella precedente occupava la 32a posizione). Rimaniamo su internet, questa volta con Amazon, il colosso internazionale della vendita on-line dei libri. Anche qui L'assassino lo troviamo al 5° posto mentre Maigret e l'uomo solitario è molto indietro al 38°.
Terminiamo questa succinta rassegna con un marchio storico di librerie, Feltrinelli, anch'esso ormai sul web e con la sua brava classifica di libri venduti on-line.
Anche in questo caso il romanzo di Simenon tiene saldamente la 5° posizione, quasi inseguito dall'indagine del commissario Maigret che ritroviamo al 7° posto.

• Integrazione • 31/07/2011 - Grazie alle classifiche del Corriere della Sera, pubblicate in data odierna possiamo aggiungere che L'assassino è insediato al 10° posto della Top Ten e al 6° della Narrativa Straniera.

sabato 30 luglio 2011

SIMENON. QUANDO JEAN GABIN DEBUTTO' COME MAIGRET

Siamo nel 1955 e il produttore cinematografico francese Jean Pierre Guibert riesce ad ottenere l'opzione su tutti i titoli della serie di Maigret e in particolare i diritti su due titoli: Maigret tend un piége (1955) e L'affaire Saint-Fiacre (1932). Per la popolarità di cui godeva Simenon in quel momento, e in particolare il suo commissario, ma sopratutto per la parsimonia con cui il romanziere concedeva i diritti cinematografici delle sue opere, era davvero un bel colpo. L'interpretazione di Maigret fu allora proposta a Jean Gabin, a quel tempo anche lui molto popolare e anche lui non certo facile a scegliere le interpretazioni.
In questo caso giocarono a favore dell'attore vari elementi. Ad esempio che i precedenti Maigret sul grande schermo fossero stati attori di un certo livello: da Pierre Renoir a Charles Laughton, da Harry Baur ad Albert Préjan. Altro fatto che fece accettare all'attore quella parte fu la direzione del regista Jean Delannoy, con cui aveva già lavorato e con cui si era trovato molto bene. Ma sorprattutto giocò a favore il fatto che fosse un film tratto da un opera di Simenon che per Gabin era un autore di culto. E d'altronde dello scrittore aveva già portato sullo schermo La Marie du Port (1950) per la regia di Marcel Carné, La vérité sur Bèbé Donge (1940) diretto da Maurice Aubergé, Le sang à la tete con la regia di Gilles Grangier e Michel Audiard da Les Fils Cardinaud (1941).
Insomma l'esordio di Gabin come commissario Maigret nasceva sotto i migliori auspici. L'attore, molto coinvolto dalla parte, volle scegliere personalmente gli abiti di scena, ispirandosi ai ricordi di suo nonno, alla sua aria di uomo onesto e perbene che portava cintura e bretelle insieme. E così fu vestito il Maigret-Gabin. Inoltre Gabin era già nella vita un fumatore di pipa (amava un tabacco biondo e aromatizzato prodotto in Svizzera) e questo era un altro elemento a favore. Anche se il Maigret tend un piége uscì nel '57, e Maigret et l'affaire Saint-Fiacre nel '59 i due film furono girati contemporaneamente. Il film, in cui Gabin era affiancato da Annie Girardot, fu un grande successo e registrò in quattro settimane a Parigi oltre 246.000 spettatori. Cifra che non può ovviamente essere paragonate a quelle odierne, quando un film esce in almeno cinquanta sale contemporaneamente, tra centro-città e periferie parigine. A metà degli anni cinquanta una pellicola usciva a Parigi in tre, massimo quattro sale. Questo significa che un film che oltrepassava i duecentomila spettatori era già un gran successo. La "liason" tra Gabin e Simenon fu non solo professionale (anche il romanziere aveva una stima particolare per l'attore), si trattò anche di un rapporto di amicizia personale. Risultato che i film tratti dalle opere simenoniane che Gabin interpretò sullo schermo furono una decina (vedi il post del 29 dicembre 2010 Simenon e Jean Gabin) e valse all'attore francese l'appellativo di interprete siemenoniano per eccellenza.

venerdì 29 luglio 2011

SIMENON. QUANDO MAIGRET INDAGA E AGGIUSTA I DESTINI

Era luglio, precisamente di ottanta anni fa' e Simenon a bordo del suo Ostrogoth aveva raggiunto Morsang navigando sull'Orge, (un affluente della Senna, nell'Ile de France ad una ventina di chilometri da Parigi). Qui si ferma per qualche tempo, più o meno quello necessario a scrivere la sua nona inchiesta: Maigret au rendez vous des Terre-Neuvas.
Questo libro è importante non solo perchè il personaggio si delinea più chiaramente, ma anche perché fà la sua comparsa una di quelle che sarà le una delle sue caratteristiche peculiari: "comprendere e non giudicare". E in conseguenza a questa sua convinzione gli verrà affidato il soprannome di riparatore di destini. Il commissario infatti, spesso nelle inchieste seguenti, quando potrà e riterrà che legge e giustizia non coincidano, decide di non agire o di dare un piccolo aiuto in modo che le cose si aggiustino, appunto, secondo giustizia. Certo qui si apre l'interminabile dibattito se un poliziotto possa o no interferire nel ruolo di giudicare che spetta alla magistratura. Ma questa è un'altra storia e questo non è il luogo adeguato per aprire una tale discussione.  Comunque per Maigret comprendere vuol dire conoscere, andare a fondo delle motivazioni umane, capire le mentalità, i significati più profondi di certe azioni e quindi talvolta giustificare certe situazioni.
Questa è una della differenze su cui, rispetto ai gialli in voga in quegli anni, Simenon costruisce il personaggio di Maigret. Ed é uno di vari motivi per cui Fayard in un primo momento non voleva  pubblicare le storie di quello strano funzionario di Quai des Orfévres. E quindi non è solo nei romans-durs che Simenon scava nell'animo delle persone, cercando il famoso uomo nudo, anche nelle inchieste del commissario  si avverte questa esigenza. Insomma anche se il romanziere aveva deciso di dedicare la seconda fase della sua produzione letterariaria al genere giallo (a proposito leggi il post del 21 gennaio scorso Ma perchè Simenon iniziò a scrivere polizieschi?) non rinuncia alla sua impronta narrativa anche se una produzione seriale come quella di Maigret gli imponeva dei paletti e dei limiti.
La trama racconta di un commissario in vacanza con la moglie in Alsazia dove viene coinvolto in un'inchiesta che sarebbe fuori la sua giurisdizione, ma dove agisce coinvolto da un vecchio amico. E' la storia dell'omicidio di un capitano di un peschereccio e di un sospettato accusato senza prove. Il Rendez-Vous des Terres-Neuvas è un caffè di Fécamp dove il commissario inizia le sue discrete e sornioni indagini tra rude gente di mare, di poche parole e ancor meno confidenze. Intanto Maigret inizia a scavare nel passato e scopre un'altro assassinio. Il colpevole alla fine viene stanato, ma una serie di motivazioni fanno decidere al commissario di non dar corso a nessuna denuncia e di tornare a Parigi lasciando la vicenda e i protagonisti al loro destino.
Va sottilineato il capitolo in cui il commissario chiuso in una cabina che, dopo aver assorbito mentalità e atmosfera del posto, ricostruisce tutto l'accaduto. E' un pezzo di bravura e molto, molto significativo per quanto riguarda il personaggio di Maigret e di come si svelerà man mano nelle successive inchieste.

giovedì 28 luglio 2011

SIMENON E LE SUE "MEMOIRES" CHEZ BERNARD PIVOT

Abbiamo più volte citato Mémoires intimes (1981), l'ultima fatica del romanziere. Biografica come nessun'altra opera, non fu dettata al registratore come ormai era abituato. No, queste le scrisse di suo pugno, a quasi ottant'anni, nove anni prima di morire. Un'opera in cui metteva a nudo sé stesso, ma per lasciare non tanto al suo pubblico o alla critica un'immagine quanto più possibile veritiera, ma soprattutto per trasmettere ai propri figli l'immagine di un padre che voleva che si perpetrasse il ricordo, anche di quelle cose che loro, troppo piccoli, non potevano sapere o ricordare. E questo Mémoires intimes fu uno degli argomenti che Bernard Pivot trattò in Apostrophe sua famosa trasmissione televisiva dedicata alla letteratura. E proprio nel novembre dell'81, in un numero speciale dedicato a Simenon, lo scrittore fu sottoposto ad una lunga intervista (di questa abbiamo postato un video il 13 aprile scorso Simenon intervistato da Bernard Pivot che ne contiene un estratto).
In questa intervista si parla molto di Mémoires intimes, ma anche di Pedigree (1948) che Simenon considerava un po' uno il seguito dell'altro. In entrambe si prefiggeva la sincerità più totale, anche quando si trattava di raccontare fatti e aspetti della sua vità che non erano proprio edificanti.
"...ho scritto 'Pedigree', un opera voluminosa come 'Mémoires intimes', che arriva fino ai miei quindici, sedici anni. Dicevo apertamente delle verità molto crude... se ci sono degli elementi scioccanti, considerati indecenti... rispondo  che preferisco essere criticato, addirittura detestato, per quello che sono veramente, che essere amato o ammirato per ciò che non sono...".
Insomma sono passati quasi dieci anni da quando Simenon ha scritto il suo ultimo romanzo, Les Innocents (1981), ma la sua ricerca dell'uomo nudo, così com'è, senza sovrastrutture, continua. Questa volta però con una sorta di confessione che mette a nudo lui stesso.
Da Bernard Pivot a questa ricerca dell'uomo nudo, di cui nel corso della sua vita aveva parlato più volte, dà una svolta singolare e inedita.
"... ho fatto di tutto... sport a cavallo, in bicicletta, ho praticato la boxe, tutto quello che si può immaginare come sport, perché volevo conoscere tutto. Sono partito all'avventura attraverso il mondo, ho passato la mia vita a partire, ho abitato in trenta case diverse...il fatto è che io volevo conoscere sempre delle altre cose. In fondo io sono stato sempre alla ricerca dell'uomo. E l'uomo l'ho trovato nella donna. Forse perché la donna è più trasparente, forse perché con una donna potevo avere un contatto che non potrei avere con un uomo. E' una curiosità e tutto questo è archiviato come su una pellicola...".
E non a caso alcuni dei memorabili protagonisti dei romanzi simenoniani sono donne, spesso del popolo, che non di rado debbono lottare contro pregiudizi, che non poche volte riescono lì dove i maschi falliscono.






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mercoledì 27 luglio 2011

SIMENON E FELLINI, FRATELLI DI CREATIVITA'

L'amicizia tra Simenon e Fellini nacque come già abbiamo detto a Cannes in occasione del Festival Internazionale del Cinema, edizione 1960. Il regista italiano partecipava con il film La dolce vita e Simenon, che quell'anno era stato inviatato a presiedere la giuria, aveva un debole per la visionaria creatività di quel regista e, in quell'occasione, per il suo film che voleva a tutti i costi vincesse a Palma d'oro.
Fuorono polemiche e contestazioni, con la direzione del festival, che quell'anno aveva in concorso film e registi eccezionali (vedi il post del 20/11/2010, Cannes 1960: Simenon giudice e Fellini in gara), epoi scontri anche con alcuni giurati, cui però Simenon tenne testa, tanto che nessuno riuscì a modificare il suo obiettivo che era quello di portare la sua giuria a far vincere Fellini. E così fu.
Il rapporto tra Fellini e Simenon era speciale. Soprattutto il romanziere sentiva un'affinità creativa e ravvisava in quello che il regista portava sullo schermo, quello che lui sentiva quando costruiva un personaggio dei suoi romanzi. E ce lo conferma una lettera del '76 che Simenon scriveva a Fellini.
"...Probabilmente siete la persona al mondo con la quale sento i legami più stretti nel campo della creatività... Vorrei che voi avvertiste quanto mi sento vicino a voi come artista, se posso utilizzare questa parola che non amo troppo, come uomo e come creativo. Tutti e due siamo restati, e spero che lo resteremo fino alla fine, dei bambini cresciuti, che obbediscono a delle pulsioni interiori e spesso inesplicabili piutosto che a delle regole che non hanno significato né per me, né per voi...".
Questo riferimento all'essere ancora bambini, ne comporta ovviamente altri, come la conservazione dello stupore nello scoprire le cose, come quella specie di ingenuità creativa, dove per entrambe contavano ancora molto i ricordi  della propria infanzia e della propria adolescenza. E questa ammirazione e tenerezza di un verso l'altro viene fuori anche dagli epiteti che utilizzavano nelle lettere che si scambiavano assiduamente (la loro fu un'amicizia essenzialmente letteraria) come già abbiamo avuto modo di sviscerare (vedi il post del 22 aprile scorso Simenon e Fellini. Caro, Carissimo amico, Carissimo grande Amico).
E fu un'amicizia che Fellini ricambiava, leggendo spesso le opere di Simenon e che a volte commentava così: "...ho letto nell'edizione Adelphi, L'uomo che guardava passare i treni, che non conoscevo e che ho trovato stupendo. Bravo, grande Simenon! Non smetti mai di sorprendermi...".

martedì 26 luglio 2011

SIMENON CONTRO IL GENERALE DE GAULLE

Soffermiamoci sulla storia politica, esattamente quella francese di cinquant’anni fa’. Sappiamo che Simenon non ha mai amato la politica e se n’è occupato solamente quando non ne ha potuto fare a meno, oppure quando lo ha toccato in prima persona. Non che non avesse le sue idee e dei convincimenti chiari. Ma insomma diciamo che l’interesse di Simenon, non solo letterariamente parlando, era concentrato, più sull’individuo, la sua psicologia, la spiegazione del perché di certe sue azioni e di come nella vita di ognuno di noi alcuni fatti producono dei meccanismi che portano a delle specifiche conseguenze.
Nelle espressioni della sua vita privata e in certe sue opere biografiche invece possiamo imbatterci nella critica di alcuni personaggi anche di rilievo.
Cosa però rara, anche per il fatto che, non avendo mai accettato la nazionalità francese, come anche quella statunitense o quella svizzera, aveva sempre l'alibi per tenersi un po’ al latere del dibattito politico e appunto trincerarsi dietro un “… io poi in realtà sono belga e…”.
Qui ci occuperemo  di quello che pensava di Charles De Gaulle, uno degli uomini più amati e più odiati della Francia, ma da cui la storia di quel paese, e non solo, dalla seconda guerra mondiale agli anni ’60 non può certo prescindere.
“… Fin dagli inizi dell’esperienza di De Gaulle ero irritato non soltanto dalla sua aria di sufficienza, ma dal suo disprezzo dell’opinione degli altri, ma per ciò che lui e il suo entourage rappresentano (teorici usciti da quelle scuole che si sforzano a ridurre i problemi sociali a equazioni, tutti più o meno appartenenti alle grandi banche o ai più influenti gruppi d’affari)…”
Insomma, Simenon vede un partito costruito in maniera piramidale, dove non c’era posto per altre posizioni politiche, ma anche per altri veri politici, bastavano i tecnocrati. Un sistema di potere dove le teorie e le decisioni del capo scendevano giù dal vertice sino alla base della piramide, senza confronti e senza incontrare ostacoli. E su questo Simenon non faceva sconti, confessava addirittura che certe volte si compiaceva di certi insuccessi della politica francese, perché erano gli insuccessi di De Gaulle. Era arrivato ad essere tentato di firmare la petizioni dei 121 intellettuali francesi che si erano schierati contro l’invio dei soldati  Algeria e al loro diritto alla diserzione per non compiere atti contrari alla propria coscienza e contro la popolazione algerina. E’ vero, Simenon parla solo di tentazione di firmare l’appello (cosa che poi non fece). Ma già che un simile pensiero si fosse fatto strada nel cervello di un apolitico (come si definiva lui  stesso) sempre accuratamente al margine delle prese di posizione politiche in pubblico, era un sintomo chiaro dei suoi  sentimenti verso il Generale.
“…allora, si leggano freddamente i suoi discorsi. Non sono altro che dei luoghi comuni e dei falsi machiavellismi, il tutto è paccottiglia. Ci si batte nelle strade di Algeri e lui, da due anni, prende in giro tutti, li illude… E adesso che ha preso i pieni poteri, secondo me non intende più lasciarli – scrive Simenon nel ’61 in Quand j’étais vieuxe annuncia che in un paese moderno le libertà non si possono difendere che con…delle restrizioni delle libertà… Mente, si contraddice, tergiversa, le espressioni del volto come quelle di un clown triste e non c’è nessuno che scoppi a ridere o che urli: J’accuse!”.
Ma gli strali di Simenon non si appuntano solo sul capo, ma anche sui suoi uomini e i suoi più stretti collaboratori.
“…disprezza tutti gli uomini, anche quelli che compongono il suo ‘entourage’. Ed e vero, perché li sceglie tra i meno interessanti. E, nonostante tutto, li porta come esempio…”.
Poi c’è la repulsione che Simenon nutriva per le eccessive esteriorizzazioni e che invece erano un punto importante del sistema mediatico del Generale.
“…La grandeur di cui ha piena la bocca è il nazionalismo più estremo, il più esaltato e il più aggressivo, la pompamagna, i costumi, le uniformi, le parate, le messe in scena e un protocollo che, con mio grande stupore, è sconosciuto anche nei paesi più rigidamente monarchici, dovrebbe far ridere la gente…”.
E il romanziere, che non può certo essere tacciato di simpatie comuniste o di posizioni di sinistra, va giù duro.
“…E’ là, un anacronismo vivente,  che pretende di sapere tutto, di comandare personalmente ogni cosa, con il solo aiuto di sé stesso… Parla ai “Francesi”, ma quei Francesi non sono il popolo, che lui guarda da molto in alto, ma si tratta dei rappresentanti dei grandi interessi privati…”.
Simenon si chiede abbastanza spesso quanto tutto ciò potrà durare, ma non sa darsi risposta. O meglio la sua risposta ci riporta ancora alla propria visione del mondo dell’uomo, del romanziere, dell’indagatore dell’animo umano.
“…Io mi preoccupo per i veri uomini, per quelli che lavorano in silenzio e che non si credono infallibili, che dubitano, che avanzano poco a poco e fanno progredire l’uomo in tutti i campi della conoscenza. Per tutti questi la sua (di De Gaulle)  presenza è come un insulto…”.
Dopo cinquant’anni possiamo dire che la politica è cambiata, almeno negli aspetti qui denunciati da Simenon?

lunedì 25 luglio 2011

SIMENON. AGGIORNAMENTO DALLE CLASSIFICHE

La versione originale di Maigret e l'uomo solitario
Torniamo a dare qualche numero e iniziamo con quelli de Il Corriere della Sera del 21/7 che vede il romanzo L'assassino ancora nei Top 10, ma con una scivolata dall'8° al 10° posto. Lo stesso titolo lo ritroviamo nella sezione Narrativa straniera al 6° posto assieme all'inchiesta Maigret e l'uomo solitario al 9° posto. Non molto diverse le classifiche pubblicate il 23/7 da TuttoLibri de La Stampa che riporta al 10° posto della classifica assoluta il romanzo, che invece scopriamo essere ancora 6° nella sezione Narrativa straniera. Nei Tascabili, Maigret e l'uomo solitario sbaraglia tutti conquistando il 1° posto. Il giorno dopo su La Repubblica/R2 Libri vediamo confermato L'assassino al 10° nella Top Ten, piazzato sempre al 6° nella Narrativa straniera, mentre il Maigret anche qui tiene saldamente il 1° posto nella sezione Tascabili. Per i libri venduti on-line, nell'ultima classifica IBS troviamo L'assassino al 5° posto, mentre l'ultimo Maigret solo 21°.

SIMENON E MARCEL PROUST

Quando nel ’34 per Simenon si aprirono le porte della ambita case editrice Gallimard (vedi il post del 20/11/2010 Il contratto con Gaston Gallimard) si inaugurò anche una convivenza sotto lo stesso tetto editoriale con personaggi e addirittura icone della cultura francese cui certo non era abituato da Fayard o ancor meno da Ferenczy o Tallandier. Stiamo parlando di nomi come  Andrè Gide, Paul Valery, Marcel Proust. Se da una parte vedere i titoli dei suoi romanzi a fianco di quelli di tali mostri sacri non poteva che inorgoglirlo, dall’altra la convivenza con nomi così… ingombranti non era psicologicamente facile per chi, come lui, era sempre stato la punta di diamante dei precedenti editori.. che ovviamente non erano Gallimard.
Anche se poi di questi Gide era un suo appassionato ammiratore e un suo sponsor presso Gallimard e Proust  era uno degli scrittori che Simenon ammirava di più.
Anzi, a questo proposito, Simenon affermava di aver letto due volte l’opera di Proust, una prima volta man mano che uscivano i romanzi e poi una seconda con l’opera completa così come era stata edita appunto da Gallimard. L’autore di Pedigree poi non poteva non apprezzare  questo rincorrere la  propria infanzia prima e  poi l’adolescenza, la ricostruzione dei ricordi e delle atmosfere di quel particolare periodo.
E anche se Simenon considerava Proust uno dei maggiori romanzieri dei suoi tempo, questo non lo esimeva però dal constatare come la costruzione del romanzo in Proust  fosse molto diversa da quella propria.
Quello che mi disturba un po’ è forse  il modo  con cui Marcel Proust  costruisce le sue opere. E’ anche  il tipo di mondo, ma questo lo sapevo, che ha scelto di descrivere. Non condivido il suo modo di descrivere un ricordo, che sia il  colore di un vestito, il ricamo che lo guarnisce, la pettinatura di questa o quella sua eroina, questa insistenza, questo bisogno di vedere subito l’originale  per essere certo che i suoi ricordi non lo ingannino… ma cosa importa se il vestito che portava la duchessa quel giorno, alla tale ora, in quel dato salone fosse grigio o rosa…  E’un po’ come quando si recava di notte al Ritz per rivedere bene dei visi ed essere così essere sicuro di rappresentarli con verosimiglianza…”
Ma l’analisi di Simenon è profonda. Nonostante riconosca la bravura di Proust nel costruire i personaggi, vividi, ben disegnati, aderenti al modello originale, trova però che manchi qualcosa…
“…e tutti sembrano muoversi come figure in un mondo artificiale dove non si sente vibrare alcun calore umano. So che in questo modo mi metto contro tutti i ‘proustiani’. Comunque io stesso continuo ad essere un ammiratore di Proust sin da quando ho letto ‘Du cotê de chez Swann’ nel 1918 , vale a dire da quando avevo 15 anni…”.

domenica 24 luglio 2011

SIMENON E LE SUE BRASSERIE

Le brasserie di Parigi sono una delle attrative per tutti i turisti del modo. Quella particolare atmosfera quel tipo di locale con clienti abituali e di passaggio, dove si beve un drink, dove si mangia e dove si può giocare a carte... E Simenon lo sapeva. Soprattutto negli anni '30, quando iniziò a pubblicare i Maigret, queste erano già nell'immaginario collettivo dei suoi lettori e non solo. E la riprova di questo appeal, è la presenza della famosa Brasserie Dauphine nelle inchieste del comissario. E' uno dei punti di riferimento, anche se poi nel corso delle indagini Maigret e i suoi uomini si fermano spesso in altre. Ma la Brasserie Dauphine fa molto casa... soprattutto d'inverno, la notte, la mattina all'alba quando un caso costringe tutta la squadra al Quai des Orfévres.
Questa passione per le brasserie però valeva anche per Simenon.
Lui stesso ne ricorda alcune, come quella di Epinal, dove prestò servizio miltare e quella di Caen, la più bella che lui ricordi, di cui ci racconta l'atmosfera.
"...C'è la luce calda dell'interno, e la pioggia che corre sui vetri, la gente che entra e che scuote i vestiti bagnati, le auto che si fermano davanti e di cui per un attimo si percepiscono i fari. Ci sono le famiglie, che si sono bardate per la circostanza, e gli habitué con i visi rossi, che giocano le loro partite a domino e a carte, sempre sullo stesso tavolo e che chiamano i camerieri per nome. E' un mondo, capite, un mondo quasi completo che basta a sé stesso, un mondo in cui mi immergevo con voluttà e che sognavo di non lasciare mai...".

sabato 23 luglio 2011

SIMENON. COME FINISCE UN ROMANZIERE

"Ho preso la decisione di non scrivere più romanzi". La frase apre l'intervista con un giornalista svizzero di un quotidiano di Losanna nel febbraio del 1973.
E' una frase pesante. A quell'epoca Simenon aveva settant'anni e non era poi così vecchio, ma forse era logorato da un vita dedicata allo sforzo creativo.
"Roman terminè. Je rentre dans la vie" scriveva in Quand j'étais vieux. Questo entrare e uscire dall'état de roman, non aveva solo un effetto fisico, (quei cinque chili che perdeva durante la stesura di un romanzo) ma c'era dell'altro. La tensione psichica, quel fare vuoto dentro di sé per far spazio al protagonista del momento, il cercare di entrare nella pelle degli altri... di essere, sia pure per un breve periodo, un'altro. Insomma tutto questo logora. E alla fine?
Alla fine c'è un foglio nella macchina da scrivere con il titolo di un romanzo, Victor che non ci sarà mai. E' la fine de l'ètat de roman, è la fine della "professione romanziere"... ormai sarà un senza-professione.
Simenon racconta  nel '73 in un'altra intervista (a Henry Charles Tauxe - 24 heures - Lausanne) che aveva dovuto farsi curare in ospedale per certe vertigini che lo prendevano e che duravano anche un'ora. Le cure gli ridussero la durata delle vertigini a pochi minuti... "...Solo che per scrivere i miei romanzi bisogna che io sia al cento per cento in piena forma. Soprattutto per il fatto che i miei romanzi diventano man mano più "durs".... Allora ho preso la decisione di fermarmi... Credo di averla presa insieme a quella di sbarazzarmi di questa casa (la villa di Epalinges)...Per me è stata una liberazione...".
Insomma Simenon tira i remi in barca dopo che dal 1923 non aveva mai smesso di scrivere, prima la letteratura alimentare, poi i Maigret e quindi i romanzi. A ritmi forsennati nei primi anni e poi comunque sempre molto prolifico negli anni successivi. Per di più una volta aveva accennato che mentre prima i Maigret erano una sorta di stacco e di evasione tra un romanzo e l'altro, negli ultimi anni erano ormai diventati più "durs", più vicini ai romanzi e quindi richiedevano una fatica analoga.
"...Ora tutto ad un tratto voglio vivere la mia vita, mi sono liberato, mi sento contento e perfettamente sereno. Io diventavo schiavo dei miei personaggi. Era molto faticoso. Ora non permetto loro di impormi la loro presenza. Mantengo le distaze. Sono rientrato nella mia pelle, nella mia vita e non ho più la forza di creare dei personaggi..."
Questa intervista è davvero rivelatrice vale la pena citarne un'altro brano:
"...Nessun rimpianto. Ho consacrato tutta la mia vita al romanzo, ho pubblicato 214 libri, ora provo il bisogno di respirare. Mi occorre sempre più forza per scrivere i miei romanzi: tra la tensione dei primi libri e quella che esigevano gli ultimi, c'è una differenza enorme. Prima di scrivere ogni capitolo ero costretto a prendere un sedativo molto forte. Se avessi continuato mi sarei ucciso nel giro di due o tre anni. Avrei potuto continuare, senz'altro, facendo affidamento sul "mestiere", ma avrei approfittato dei miei lettori e io non lo voglio affatto...".
Questo era Simenon, il romanziere,