La lentezza del commissario nasconde un modo di procedere inesorabile e spesso imperscrutabile
SIMENON SIMENON. MAIGRET PREND LE TEMPS
La lenteur du commissaire fait naître une manière de procéder inexorable et souvent insondable
SIMENON SIMENON. MAIGRET TAKES HIS TIME
The Chief Inspector’s slowness gives rise to a way of proceeding inexorably and often unfathomably
Gli occhi socchiusi. Il fumo della pipa che sbuffa con boccate lente e ben distanziate. Il passo pesante e flemmatico. Spesso è così che Simenon dipinge il suo commissario, magari addirittura sulla scena di un delitto dove ci aspetterebbe tutt'altro ritmo, visto l'atmosfera drammatica e la concitazione che non di rado vi regnano.
Invece Maigret appare lento, nella sua mole massiccia che domina la scena, dove si distingue per una supposta indolenza. Questa impressione è poi rafforzata dal fatto che se qualcuno gli chiede se si sia fatta un'idea sul caso, lui, con uno sguardo che Simenon non esita a definire bovino, risponde invariabilmente "No, non penso nulla".
Tutto questo non concorre certo a creare una idea di dinamicità e di prontezza di riflessi.
Ma perché Il romanziere gli ha fornito questo alone di apatia? In fondo per un commissario capo della Brigata Omicidi non è poi così congeniale.
E poi siamo al Quai des Orfèvres di Parigi, mica in piccolo commissariato di un paesello sperduto nella campagna dell'Auvergne...
Eppure la lentezza di Maigret fa parte del personaggio, di un tipo un po' burbero, uno di quelli che dopo tanti anni in polizia ne ha viste davvero tante e di tutti i tipi. E difficilmente c'è qualcosa che possa fargli sentire una scossa.
Ed è una lentezza che presuppone la consapevolezza che, nella gran parte delle situazioni, è inutile agitarsi. E' molto più proficuo non sprecare forze nel dedicarsi ad azioni inutili. Meglio rimanere lì fermi, lasciando che l'atmosfera di quell'ambito lo penetri poco a poco, quasi a farlo diventare parte integrante di quella scena. E sopratutto entrare in sintonia con la lunghezza d'onda su cui viaggiano le chiacchiere, i discorsi, il modo di ragionare di quella gente.
E per realizzare tutto ciò occorre una disponibilità ad essere aperti, una spiccata sensibilità, un'attitudine a captare segnali anche appena accennati e a cogliere le sfumature. E ciò impone l'essere rilassati e ricettivi, stato d'animo che mal si concilia con l'agitazione o la concitazione.
Meglio essere lenti. Misurare le proprie mosse. La flemma ha la meglio sulla frenesia.
Niente a vedere, sia chiaro, con l'indolenza, la pigrizia o la svogliatezza.
Maigret prende tempo, meglio, si prende tutto quello necessario a mettersi sui binari giusti e, come un treno pesante, lento e inesorabile, procederà verso la soluzione del caso.
E d'altronde, come scrive Leonardo Maffei scienziato, attualmente considerato uno dei maggiori esperti internazionali di neuro-scienze, nel suo L'elogio della Lentezza invita a riconsiderare le potenzialità del "pensiero lento", cosa che con la sua origine contadina, e grazie a Simenon, Maigret aveva già compreso e introiettato quasi cent'anni fa'. (m.t.)
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2016/05/elogio-della-lentezza-maffei-2014/
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