Nell'immaginario
collettivo, nelle versioni cinematografiche, nelle serie televisive e
nell'interpretazione dei disegnatori
SIMENON SIMENON.
LE VISAGE DE MAIGRET
Dans l'imaginaire
collectif, dans les versions cinématographiques, les séries télévisées, et dans
l'interprétation des dessinateur
SIMENON SIMENON.
MAIGRET’S FACE
In
the collective imagination, the movie versions, the televised series, and the
illustrators’ interpretations.
Qualche giorno
fa', la nostra Murielle ha scritto un interessante post sul fatto che nella
costruzione del personaggio Maigret, Simenon abbia volutamente tralasciato una descrizione precisa dei tratti
del volto del commissario, dando più risalto alla sua sagoma, al suo andamento
e ad altri particolari specifici che lo hanno reso poi, nel corso della serie,
immediatamente riconoscibile: la pipa, il pesante cappotto con il collo di
velluto, il chapeau melon, la sua stazza
o il suo modo di muoversi pesantemente.
E questo, ci
faceva notare Murielle, lasciava al
lettore la più ampia libertà di immaginarselo come preferiva.
Oggi ci occuperemo
invece di coloro che una faccia al commissario la dovevano dare per forza.
Si tratta dei registi e dei
produttori dei film e degli sceneggiati televisivi tratti dalle inchieste scritte
da Simenon. La scelta dell’attore che deve impersonare un personaggio così
famoso, non è mai facile. Intanto occorre decidere se essere più fedeli
possibile all’immagine costruita dallo scrittore, oppure se, pur rimanendo
fedeli a certi fondamentali tratti del personaggio, costruirne un alias che sia
più funzionale allo schermo (grande o piccolo) e alcune volte interprentandolo secondo la propria particolare
ispirazione, anche con la possibilità di allontanarsi dall’originario letterario.
Il primo Maigret
del grande schermo fu Pierre Renoir, fratello del regista Jean entrambe figli
del famoso pittore Pierre-Auguste, (La nuit de carrefour - 1932) mentre l’ultimo in ordine di
tempo sarà sugli schermi l’attore francese Daniel Auteil l’anno prossimo nel film Maigret et la jeune morte, diretto da Patrice Leconte, le cui riprese inizieranno nel prossimo autunno.
E si tratta di scelte
quindi dettate dai motivi più diversi.
Inoltre questi
prodotti tele-cinematografici provocano una sovrapposizione dell’aspetto
dell’attore cinematografico su quello del personaggio letterario.
Si tratta di
un recepimento, da parte dell’immaginario collettivo dei lettori di
ogni nazione, che così li va in qualche modo a condizionare.
In alcuni casi è
più facile, in altri più difficile. Già, perché in Italia c’è stato solo Gino
Cervi che da metà degli anni sessanta ha impresso al Maigret italiano i suoi
lineamenti, con la complicità anche delle copertine di Mondadori, realizzate dall’illustratore
Ferenc Pinter, che raffigurano un Maigret inequivocabilmente con i tratti
somatici di Cervi (non consideriamo nemmeno Sergio Castellitto con solo due
episodi-televisivi al suo attivo).
In Francia questa
identificazione deve essere più difficile, visto che gli appassionati
maigrettiani non solo hanno avuto due importanti interpreti televisivi, prima
Jean Richard e poi Bruno Crémer, fisicamente molto diversi tra loro, ma anche differenti
come interpretazione del commissario, in Francia c’è stato un altro gigante,
nel campo cinematografico, l’attore Jean
Gabin, interprete di tre film su Maigret che ha avuto influenza molto forte
e non solo per i francesi.
E a proposito di Jean Gabin, di cui Simenon era
divenuto amico, c’è da ricordare la sua battuta
“… certo che da
quando ho visto Jean interpretare Maigret, ogni volta che mi accingo a scrivere
una nuova inchiesta, il commissario mi appare con la faccia di Gabin…. Non
vorrei che prima o poi venisse a rivendicare i suoi diritti d’immagine!...”.
Poi abbiamo la tv
inglese, con gli storici Michel Gambon e Rupert Davies, ma anche l’ultimo arrivato, anche se non con grande
fortuna, Rowan Atkinson.
Ognuno di questi
“commissari” ha una figura differente, un modo di muoversi tutto suo e certi
aspetti che con gli spettatori della
loro stessa nazionalità ha un legame particolare. Alcuni sono più vicini alla figura
prospettata da Simenon, altri sono più
lontani, ma per quanto riguarda le fattezze del viso, non possiamo che
constatare che si tratta di una questione personale.
Più in generale crediamo che, pur non dovendo il cineasta seguire pedissequamente l’opera e la
descrizione del personaggio, dovrebbe però rispettarne i cosiddetti fondamentali. Un
Maigret non può essere minuto e magro… il lettore appassionato potrebbe non riconoscerlo. Può portare i baffi, avere
un naso lugno o grosso, capelli nerissimi o castano chiaro, ma non può non
fumare assiduamente la pipa. Non può dare
con il suo corpo o con i suoi comportamenti l’idea di qualcuno che non sia attratto dal cibo, dal vino e dai liquori. Un tipo magro, tutto nervi e scatti, non potrà mai riportare
all’originale letterario, corpulento, pacioso, lento nei movimenti e pesante
nel camminare.
Ecco
perché crediamo che il prossimo Maigret cinematografico, un bravo attore, Daniel Auteil
(che tra l’altro già conosce la vecchia sede della polizia giudiziaria per
avervi girato un film con Gerard Depardieu, "36 Quai des Orfèvres"), un po’
invecchiato, un po’ ingrassato, possa essere un commissario decisamene convincente. Ma queste sono nostre
previsioni su gusti personali. A noi piace evidente il Maigret di Cervi, ma ci convince molto anche quello di Gabin. Non abbiamo ritenuto una buona scelta quella di attori come Castellitto
e Atkinson. Ma ognuno ha i propri gusti e la propria capacità, quando legge le
inchieste, di farsi influenzare più o meno dalle versione viste al cinema o in
tv. E questo Simenon lo sapeva bene, tanto da non dare al commissario una faccia ben precisa. Per oggi ci fermiamo quin. In una prossimo post appunteremo la nostra attenzione su disegni e illustrazioni che hanno raffigurato il commissario Maigret. (m.t.)
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