venerdì 14 ottobre 2016

SIMENON SIMENON. TRENTACINQUE ANNI DI "MEMOIRES INTIMES"

E' l'ultimo libro, ma non è un romanzo, non è breve, non è un Maigret....
SIMENON SIMENON. TRENTE-CINQ ANS DE "MEMOIRES INTIMES"
C'est le dernier livre, mais ce n'est pas un roman, il nest pas court, et ce n'est pas un Maigret
THIRTY-FIVE YEARS OF “INTIMATE MEMORIES”
It is the last book, but it is not a novel, it is not short, and it is not a Maigret…













Era l'ottobre di trentacinque anni fa'. Simenon a 78 anni viveva con la sua compagna Teresa nella piccola casa rosa al 12 di rue de Figuiers a Losanna e in quell'anno (1981) vedeva editare l'ultima sua fatica, alla cui stesura aveva dedicato una decina di mesi nell'anno precedente. Stiamo parlando di Mémoires intimes, l'ultimo libro scritto di suo pugno (niente registrazioni) in un volume insolitamente lungo per i suoi standard, oltre 1000 pagine. 
Quasi tutti sanno che si tratta di un'opera autobiografica, scritta, almeno nelle intenzioni dichiarate, per raccontare alcune parti della sua vita ai figli e soprattutto come omaggio a Marie-Jo, la sua figlia suicida. E, non a caso, alla fine di Mémoires intimes troviamo Le livre de Marie-Jo, una struggente raccolta di brani, poesie, testi di canzoni e lettere scritti dalla sua amata ragazza. Il romanziere volle vederli uniti nello stesso volume, come a significare che la sua vita non si sarebbe mai separata da quella della figlia. 
Quindi questa autobiografia è l'ultimo titolo di una sterminata produzione iniziata quasi sessant'anni prima con i romanzi popolari, a poco più di vent'anni. 
I ricordi narrati in quest'opera non sempre sono lucidi, qualche volta la cronologia non combacia con quella reale, vengono scambiati a volte luoghi e persone, ma dopo tanti anni, e con la memoria di un'ottantenne, sono peccati veniali.
Il pregio maggiore di Mémoires intimes è, a nostro avviso, quello di regalarci degli scorci di vita come li ricordava Simenon, filtrati attraverso la nebbia degli anni, ricordi consumati, riportati alla mente dopo un'intera vita e che vengono materializzati sui fogli di un quaderno con un ultimo sprazzo d'energia.
E il modo in cui ricorda gli avvenimenti, le persone, gli ambienti, paradossalmente ci dice di più delle informazioni che ci trasmette. Ci fa scoprire come l'uomo percepiva, almeno a quell'età, la sua tumultuosa, creativa e frenetica vita, i suoi rapporti con gli altri, le amarezze e le gioie, come le aveva sentite lui, a volta in un modo molto soggettivo. Ma così facendo si scopre, mettendo a nudo il suo modo di sentire, di percepire l'animo umano e di concepire suoi rapporti più intimi.
A volte si ha l'impressione che, un po' per l'età e un po' perché non aveva più un'immagine pubblica da difendere, lo scrittore si lasci andare più di quanto non abbia fatto in altri scritti autobiografici.
Certo, non è un libro facile da leggere. A volte Simenon si perde nel suo mondo, nei suoi sogni... ma forse proprio queste sono le parti più interessanti, quelle che ci fanno scoprire un Simenon che magari non conoscevamo. 
Sicuramente chi leggendolo si aspettava una brillante autobiografia, magari romanzata, è rimasto deluso. Qui il Simenon che scrive è davvero diverso dall'autore dei romanzi (non parliamo dei Maigret!), ma è quella diversità che ci dice qualcosa in più sull'uomo, ormai con uno sguardo a volte un po' distaccato per l'età, altre invece più emozionato dalla nostalgia ed altre ancora perso nella infinita sequela di ricordi dei suoi incredibili e intensi anni. (m.t.)

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