venerdì 2 dicembre 2016

SIMENON SIMENON. MA PERCHE' MAIGRET SUL GRANDE SCHERMO NON HA (QUASI) MAI "SFONDATO"?

Gabin a parte, nessun successo per il commissario al cinema

SIMENON SIMENON. MAIS POURQUOI MAIGRET N'A (PRESQUE) JAMAIS "PERCE" SUR LE GRAND ECRAN ?
A part Gabin, aucun succès pour le commissaire au cinéma
SIMENON SIMENON. BUT WHY DIDN’T MAIGRET (ALMOST) EVER  “MAKE IT” ON THE BIG SCREEN?
Except for Gabin, no success in the movies for the chief inspector


Chi ha letto il post di domenica scorsa sul Magazine Maigret sapeva che ci eravamo posti il problema e che avevamo in animo di trattarlo in uno spazio più congruo.
Iniziamo dalla domanda che ci siamo sempre fatti. Simenon, ormai si sa, è stato uno scrittore molto amato dal mondo cinematografico. Non è un caso infatti che una sessantina di film siano stati tratti dai suoi romanzi, a partire dal primo nel 1932 (La nuit du carrefour - Jean Renoir) fino all'ultimo nel 2014 (La chambre bleu - di e con Mathieu Amalric). Se li andiamo ad analizzare ci accorgiamo che solo una quindicina sono quelli tratti dalle inchieste dei commissario Maigret, mentre la stragrande maggioranza sono basati sui romans durs.
Eppure i Maigret erano e sono i più conosciuti e sono anche stati i più venduti. E allora? Come mai il cinema non ne è stato attratto, o perlomeno in misura assai minore dei romans durs
Eppure il personaggio è molto popolare, ha una sua fisionomia originale, vanta un certo appeal, le sue inchieste non sono troppo lunghe o troppo intricate per essere sceneggiate per il cinema, oltre al meccanismo giallo ci sono temi e argomenti che potrebbero essere congeniali ad una versione cinematografica. Questo non significa che sia stato ignorato. 
La figura del commissario simenoniano è stata infatti portata sul grande schermo da registi come il citato Jean Renoir, da Julien Duviver, da Jean Delannoy... e tra gli interpreti di Maigret ci sono stati fior di attori, da Jean Gabin ("attore simenoniano" anche per i film tratti dai romans durs), ad altri come Charles Laughton, Gino Cervi, Michel Simon...
Insomma i presupposti c'erano tutti, ma... ma il grande successo che ci si poteva aspettare non arrivò mai. Perché?
Intanto crediamo che il personaggio di Maigret sia ben più complesso di come appare con i suoi modi burberi e la sua stazza massiccia. Maigret non è solo pipa, calvados, panini e birra della Brasserie Dauphine. Si tratta di un personaggio che presenta un suo spessore psicologico, una certa profondità, ma anche contraddizioni, chiaro-scuri che rendono il personaggio più problematico di quanto sembri. Quindi la sua trasposizione cinematografica o è stata superficiale o ha da subito presentato delle difficoltà che probabilmente hanno dissuaso registi e sceneggiatori (quelli che pensavano ad una produzione facile e leggera) a misurarsi con tali complessità.
Nei serial, letterari e televisivi, un certo numero di episodi e di puntate permettono di costruire il personaggio gradualmente. Ma nei circa 100 minuti di un'opera cinematografica, diventa più difficile profilare il protagonista con le dovute sfumature. 
D'altra parte attori con un carriera alle spalle ed una fama consolidata, come il citato Jean Gabin, finivano per sovrapporre la loro immagine e la loro recitazione al profilo e alla figura del commissario. Anche per Gino Cervi poteva essere un po' la stessa cosa: grande carriera al teatro, al cinema e in televisione prima di approdare ad interpretare il commissario. Anche Cervi un personaggio famoso, ma... ma nel suo caso c'era alle spalle il notevole successo della serie televisiva sul commissario e quindi un lavoro di 
identificazione con il personaggio simenoniano. Eppure anche il suo Maigret a Pigalle cinematografico non funzionò. Qui furono altri i motivi, probabilmente l'esigenza di adattarlo ai ritmi e alle trame del giallo cinematografico in voga all'epoca.
Forse nel caso specifico fu fatto lo stesso tipo di errore che Fayard fece quando Simenon gli presentò il personaggio di Maigret. Ricordate? Disse che era destinato al fallimento, non era un brillante, non era un detective d'azione, non aveva storie con belle donne... insomma non rispettava i canoni del giallo di successo degli anni '30. 
Anche nei film, pur senza generalizzare, visto che Maigret era un personaggio da grande pubblico, forse si pensò che anche al cinema dovesse rivolgersi a platee più che numerose e quindi il tipo di film che andava proposto doveva seguire gli stili della cinematografia gialla e poliziesca della seconda metà degli anni sessanta (ma non ancora sessantottina). 
Ma così non funzionava. Dobbiamo qui ricordare che Maigret era stato una rivoluzione nel giallo letterario degli anni '30 e questa fu la forza del suo successo. Un taciturno funzionario dello stato, non un loquace detective privato. Un commissario che non correva appresso alle giovani donne, ma a casa a gustare il pranzo di sua moglie. Un pantofolaio e non un frequentatore del jet-set o di locali alla moda. Un investigatore che risolveva i casi "sentendo" le situazioni, osservando gli ambienti e con lunghi interrogatori, invece di tuffarsi in inseguimenti in auto, in sparatorie e in scazzottate. 
Forse l'errore del cinema è stato questo: voler snaturare il personaggio nella speranza di farlo piacere ad un pubblico più vasto possibile. Al contrario della televisione che con i suoi tempi più lunghi, grazie agli sceneggiati in varie puntate, poteva essere più fedele alla cadenza della versione letteraria, al personaggio e alle suo modo d'indagare. 
Insomma forse se al cinema ci fosse stato un Maigret con meno "giallo" e con più "Simenon", avrebbe funzionato di più e meglio.
Probabilmente ci sarebbero altri elementi da prendere in considerazione  per spiegare il "non-successo" di Maigret al cinema, ma forse questo può essere un buon inizio e sicuramente é già abbastanza per gli spazi di un post di un blog come il nostro. (m.t.

2 commenti:

  1. il mio parere personale è che neppure gabin entusiasmi nel ruolo del commissario,preferisco i vari richard,cervi,cremer.non solo per una questione di "familiarità"che si raggiunge con le serie tv forzatamente più longeve di una pellicola cinematrografica

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