mercoledì 13 giugno 2018

SIMENON SIMENON. ALL'INIZIO GRANDI SPERANZE... MAIGRET SARA' QUELLO GIUSTO?

I dolori (e i dubbi) del giovane Sim, quando si trattò di puntare tutto sul nuovo commissario

SIMENON SIMENON. AU DEBUT DE GRANDES ESPERANCES... MAIGRET SERA-T-IL LE BON CHOIX ?
Les douleurs (et les doutes) du jeune Sim, quand il s'agissait de tout miser sur le nouveau commissaire
SIMENON SIMENON. AT THE BEGINNING OF GREAT EXPECTATIONS… WOULD MAIGRET BE THE RIGHT CHOICE?
The pains (and doubts) of young Sim, when it was a matter of betting everything on the new Chief Inspector




Siamo al punto di svolta. Il ricercatissimo Georges Sim, scrittore prolifico e apprezzatissimo per la sua rapidità di scrittura nell'ambito dei romanzi popolari su commissione, decide di mettersi in proprio.
Cosa intendiamo per mettersi in proprio?
Lui vuole scrivere storie che gli vengano da dentro, che lui deciderà come saranno e che risponderanno ai requisiti che lui stesso andrà a stabilire. Con protagonisti che siano frutto della sua creatività in opere che finalmente portino il suo vero nome e cognome, senza più nascondersi dietro quella (più o meno) ventina di pseudonimi. 
Un passo non da poco. 
Anche se sappiamo che fin da quando era sbarcato a Parigi, alla Gare du Nord in quella brumosa serata del dicembre 1922, aveva già in mente una pianificazione degli anni futuri. Il primo passo era quello dell'apprendimento. Una fase che non sarebbe stata che un periodo di formazione che lo avrebbe messo alla prova scrivendo di tutto e su commissione e soddisfacendo esigenze e gusti che altri gli ordinavano. Ma a questo periodo sarebbe succeduta un'altra fase dove lui sarebbe stato allo stesso tempo committente ed esecutore che avrebbe dovuta essere solo una sorte di ponte che lo avrebbe poi portato alla letteratura, di quelle opere che in seguito sarebbero state definite romans durs
Come si vede era già tutto ben chiaro in testa già prima dei vent'anni. Ma un conto é avere in mente un piano e una strada che si dovrà seguire, altro é poi fare delle scelte reali che diano sostanza ai progetti.
Già perché come abbiamo detto prima, Simenon tra il '22 e il '28/'29 era diventato nel  suo ambito un personaggio le cui qualità erano riconosciute e molto ben pagate. Era insomma in una situazione di sicurezza, in cui gli editori lo sommergevano di richieste e ne avevano fatto un benestante che era andato ad abitare in un luogo di prestigio come Place des Vosges. Vogliamo dire che forse c'era il pericolo che su quella posizione tutto sommato comoda, non rischiosa si sarebbe potuto adagiare e venire meno alla sua tabella di marcia?
Non ci pensiamo nemmeno.
Figuriamoci se un tipo determinato come Simenon e con la facilità di esprimersi come lui, si sarebbe mai accontentato di scrivere per più di qualche anno quei romanzetti, d'amore o d'avventura per editori che gli dicevano che tipo di trama e che tipo di linguaggio doveva usare (a seconda della collana e dell'editore di turno).
E chi fece le spese, per così dire, della determinazione di Simenon a dare una svolta alla sua attività letteraria fu Fayard. L'editore per cui lavorava di più alla fine degli anni '20 e quello cui propose l'avventura di Maigret. Sappiamo tutti quanto male l'editore prese quella proposta. Lasciare una gallina dalle uova d'oro, Il Sim dei romanzi popolari, per scambiarlo con un Simenon autore di un poliziesco per di più assai particolare, visto che le caratteristiche del suo protagonista erano davvero controcorrente rispetto agli eroi polizieschi letterari allora di successo.  
Fayard si opponeva e Simenon insisteva. Uno scontro tra irriducibili. Il primo sicuro che quell'avventura non aveva possibilità di portargli un franco di guadagno, anzi gli avrebbe fatto perdere tutti quelli che lo scrittore gli faceva guadagnare con i romanzi popolari.
Simenon era invece convinto che era ora di mollare gli ormeggi e lasciare quel porto ristretto della piccola narrazione popolare e dedicarsi a opere con un più ampio respiro letterario. Che poi Maigret fosse la sua concreta opportunità per vincere questa sfida, non poteva esserne sicuro. E la prova di questo suo comprensibile dubbio, sta nella creazione in quel periodo di altri personaggi polizieschi, Ives Jarry, ma soprattutto dell'ispettore Sancette, tutto intuito e muscoli. Un piano B?
Diciamo pure di si. E' evidente che Simenon credeva in Maigret e per lui fu disposto ad accettare le draconiane imposizioni di Fayard. Dovette scrivere una serie di titoli per i quali aveva firmato un contratto. Simenon sperava di poter sostituire a quelle opere un egual numero di romanzi di Maigret. Ma l'editore fu irremovibile, non solo volle il rispetto di quel contratto e quindi la scrittura di altri romanzi popolari, ma pretese che per partire con la serie di Maigret, ci fossero almeno sei titoli pronti.
Se c'è stato un periodo in cui Simenon, rintanato in un luogo pressoché irraggiungibile, scrisse le famose ottanta pagine al giorno, beh questa fu l'occasione più credibile.
Ma alla fine riuscì a venirne fuori. Scritti e consegnati gli ormai odiati e ultimi romanzi popolari, terminati i primi sei titoli di Maigret, tutto era pronto per l'esordio del suo commissario. Riuscì a convincere Fayard al lancio con il famoso Bal Anthropometrique, ma in cuor suo era sicuro che queso Maigret sarebbe piaciuto? E poi sulle copertine ci sarebbe stato il suo nome, ci avrebbe insomma messo la faccia. Come poteva immaginare che le cose sarebbero andate così bene che quell'esordiente Maigret sarebbe diventato uno tra i più famosi poliziotti letterari in tutto il mondo? 
Certo tutto questo successo non crediamo che lo potesse neanche immaginare, ma fin d'all'inizio tra lui e quel massiccio e un po' grossier funzionario di polizia giudiziaria, correva un filo rosso. Ma quanto avrebbe scommesso che quel filo rosso li avrebbe tenuti insieme per quarant'anni? (m.t.) 

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