Il cartellino che lo scrittore spesso metteva fuori della porta, il segno di un isolamento totale?
SIMENON SIMENON. NE PAS DERANGER
La pancarte que l'écrivain accrochait souvent à la porte, le signe d'un isolement total ?
SIMENON SIMENON. DO NOT DISTURB
The notice the writer often hung on his door, a sign of total isolation?
Don't disturb. E' così scritto sui cartellini che si vedono spesso appesi alle maniglie delle porte negli hotel. Questo cartellino ci da' un'idea di quello che stanno presumibilmente facendo gli occupanti di quella camera, forse dormono, forse c'è una coppia intenta in effusioni più o meno focose, oppure qualcuno che per i più svariati motivi non desidera che personale inserviente o chicchessìa possa anche solo bussare alla porta.
Vederlo appeso alla maniglia di una porta in un albergo è un fatto consueto. Trovarlo in abitazione privata non è certo cosa di tutti i giorni.
Non disturbare. A casa Simenon invece quel cartellino appariva spesso, o meglio tutte le volte che Simenon si chiedeva nel suo studio a scrivere. Era un modo per difendere la sua concentrazione quando creava.
Rimanere tranquillo. Questo era il fine che quel cartellino intendeva raggiungere e in famiglia normalmente veniva rispettato (qualche volta il divieto era infranto dalla sua piccola figlia amatissima Maire-Jo).
Questa esposizione significava anche non disturbare il lavoro, quel lavoro di scrittura fatto a mano, che a Simenon piaceva pensare fosse simile a quello di un artigiano.
Non disturbare però significava non interrompere quella concentrazione di cui durante il famoso état de roman lo scrittore aveva assolutamente bisogno... Entrare nella pelle del personaggio di turno, vivere la sua vita condividerne il destino, seguirne la destinazione, per altro a lui ignota (non a caso il romanziere asseriva sempre di non sapere dove la trama lo avrebbe portato).
Ma questo Non disturbare era anche una sorta di protezione, un mettere tra lui e gli altri un certo distacco che lo portava all'isolamento, durante la trance creativa. E forse possiamo ricondurre tutto al timore di Simenon che l'état de roman finisse prima che lui terminasse di scrivere il romanzo. Non perdere tempo e quindi concentrazione massima, per scrivere velocemente e perché tutti i rituali che accompagnavano la scrittura gli sottraessero meno tempo possibile. E allora pipe cariche pronte per essere fumate, da bere a portata di mano, sempre disponibili gli elenchi del telefono per la consultazione dei nomi e le buste gialle di Manila per gli appunti, matite ben appuntite...
Non disturbare era una richiesta che peraltro veniva imposta per poco tempo. Sappiamo che Simenon si alzava presto la mattina per scrivere e le sue sedute di scrittura duravano ogni giorno qualche ora ( e poi un po' di tempo dedicato alle revisione, ma solo nel pomeriggio).
Non disturbare era quindi funzionale al suo modo di scrivere che lo isolava spesso.
Diciamo spesso e non sempre, perché in realtà sappiamo che Simenon scriveva in qualsiasi situazione, in viaggio, nella cabina di una nave o sistemato alla bell'e meglio in un porto fluviale a bordo di una delle sue imbarcazioni. Anche lì portava il cartellino? Non lo sappiamo, ma immaginiamo che fossero situazioni molto meno tranquille del proprio studio.
In fondo quel cartellino non faceva di quelle porte una barriera, Potremmo riusare il itolo di un film di qualche anno fa' "Non aprite quella porta", che possiamo ipotizzare fosse un modo di chiedere aiuto a concentrarsi, a permettergli di sfruttare appieno quell'état de roman che gli richiedeva un grande sforzo e che negli anni più giovanili riusciva a reggere per undici/dodici giorni (scrivendo quindi romanzi di undici/dodici capitoli) e man mano andava riducendosi fino a otto/nove giorni ( e quindi otto/nove capitoli).
Esporre quel cartellino era in fondo come lanciare una richiesta d'aiuto. Non disturbare. (m.t.)
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