lunedì 17 settembre 2012

SIMENON E BANVILLE: VICINI O LONTANI?


Uno degli scrittori il cui nome più viene ultimamente più accostato a quello di Simenon è quello di John Banville, giornalista Poi scrittore irlandese, con poco meno di venti romanzi al suo attivo e non di rado definito un scrittore di culto per un'elite di bibliofili (l'uomo della strada, o il cosiddetto lettore debole, forse non l'ha mai sentito nominare). Tant'è che gli eredi di Raymond Chandler hanno scelto proprio lui per scrivere un romanzo apocrifo in cui addirittura far rivivere il mitico Philp Marlowe.
Per la cronaca, il motivo per cui viene accostato a Simenon è che in alcune recenti interviste Banville ha dichiarato di essere un estimatore del romanziere belga, ma ovviamente c'è anche il fatto che, oltre ai romanzi, sedici anni dopo aver pubblicato il suo primo libro, decide di scrivere anche dei gialli i quali però saranno firmati con uno pseudonimo: Benjamin Black. Non tanto per tenersi nel'ombra, ma probabilmente per marcare una certa differenza tre i due tipi di letteratura. Cosa che non sempre gli è riuscita. Infatti in Italia, il suo editore, Guanda, pubblica romanzi e gialli tutti con il suo nome reale, a riprova che non tutti vedono una tale diversità tra i due filoni (come d'altronde succede anche per Simenon).
Ma, questo fatto di dedicarsi alla letteratura mainstream e a quella gialla, a nostro avviso, è il solo motivo che può giustificare l'avvicinare i nomi dei due. Infatti come scrittori non potrebbereo essere più diversi. Simenon è asciutto fino ad utilizzare un prosa scarna (a suo dire, con solo duemila parole), quel suo impiegare solo le cosidette mot-matiére, cioè la parole concrete, essere avaro di aggettivi, costruire frasi brevi, niente o rare metafore...insomma un scrittura sintetica che però non lo limita in nessun modo.
Banville invece é ricco nella terminologia, dettagliato nelle descrizioni, minuzioso nel presentare i personaggi e i loro caratteri. E poi la costruzione narrativa si sviluppa senza fretta, è l'incastonare un pezzo per volta con precisione, senza preoccupazioni per il ritmo o per le divagazioni, ma per arrivare alla fine e aver completato un'opera complessa, ricca di risvolti e di storie nelle storie, anche a costo di una certa lentezza, e il tutto richiede al lettore attenzione e concentrazione di non poco conto .
Un'altra differenza tra i due è l'identificazione lettore/personaggio.
Simenon mette tutto sè stesso perchè questo accada e chi legge prenda come realistica, e possibile anche per sé stesso, la vicenda che gli viene narrata come pure i personaggi che la interpretano.
Lo stesso non si può dire di Banville che anzi sembra voler tenere una certa distanza tra quello che racconta e la realtà quotidiana. E questo adilà dei temi toccati. E' una questione di approccio di stile, le voci dei protagonisti sembrano giungere da lontano e con una leggera eco. E questi personaggi è come fossero posti un po' in su, costringendo il lettore ad alzare la testa per inquadrarli al meglio.
Concludiamo questo breve e assolutamente insufficiente parallelo (bisognerebbe parlare del tema del destino, delle motvazioni psicologiche dei personaggi, del metodo di scritttura, del percorso con cui sono giunti alla scrittura....), notando che entrambe scrivono dei gialli atipici. Almeno a suo tempo Simenon debuttava con un funzionario di polizia che niente aveva degli eroi dei polizieschi di successo dell'epoca.
L'anatomopatologo Quirke è un investigatore suo malgrado, a volte coinvolto in prima persona dagli eventi delittuosi e che ha un suo modo distaccato di vivere la vita, gli affetti e le situazioni. Certo, più complicato di Maigret (sono anche passati quasi cento anni), ma sembra meno coinvolto in quelle vicende umane che Simenon, anche tramite il suo commissario, poneva al centro del suo interesse. Questo distacco, quasi filosofico, e una certa cautela con cui la narrazione sembra procedere ne fanno di certo un giallo atipico.
John Banville potrà piacere o meno, i giudizi sono come spesso accade discordanti, ma, a nostro avviso, non è paragonabile a Simenon e l'accostamento al suo nome dovrebbe essere fatto più cautamente e con motivazioni fin'ora non sufficientemente esplicitate.     

2 commenti:

  1. non conosco questo scrittore ma il numero cosi esiguo di romanzi scritti lo allontana da simenon:il "nostro"belga scrisse,tra attività sotto pseudonimi e non,quasi 300 romanzi,130 racconti + 8 raccolte di racconti (queste ultime da giovane).senza contare i vari raccontini leggeri in gioventu e i numerosi reportages realizzati..

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  2. ho visto che banville scrive in effetti romanzi abbastanza brevi come simenon,sarà capace anche lui di lasciare un segno indelebile nelle sue pagine con pochi parole?la vedo dura(ma certo io sono di parte ehheh)

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