mercoledì 31 gennaio 2018

SIMENON SIMENON. L'IMMAGINE DI MAIGRET

L'aspetto fisico del commissario e le interpretazioni a schermo 

SIMENON SIMENON. L'IMAGE DE MAIGRET 
Apparence physique du commissaire, et interprétations à l'écran 
SIMENON SIMENON. MAIGRET'S IMAGE 
The Chief Inspector's physical appearance and on-screen interpretations 


C'era veramente bisogno di una nuova serie televisiva dedicata al commissario Maigret! 
Lo dimostra l'interesse suscitato dall'uscita sul piccolo schermo di quella appena prodotta da John Simenon e interpretata da Rowan Atkinson. Subito, tutti noi appassionati, ci siamo gettati nella mischia, polemizzando sui risultati e le scelte di questa produzione. C'è chi apprezza e chi critica la location, chi l'atmosfera generale degli episodi e, soprattutto, ci sono i sostenitori e i detrattori dell'interpretazione di Maigret che Rowan Atkinson offre al pubblico.  Ben vengano discussioni e polemiche! Ben vengano anche le divisioni tra ortodossi ed apostati! "Tutto fa brodo" diceva una pubblicità televisiva degli anni '60. E il brodo che cuciniamo noi è quello della passione mai sopita per il commissario parigino e per il suo autore.  
È un dato di fatto che in ottant'anni di rappresentazioni al cinema, in teatro e in televisione, le interpretazioni di Maigret sono state tante e diversissime. Fin da subito! Dal 1932, quando ancora i primi Maigret erano quasi freschi di stampa. E fin da subito si è posto il problema di restituire sullo schermo l'immagine "concreta" di un'idea astratta, qual'è, infondo, quella che i lettori si fanno mentalmente di un personaggio letterario. Problema di non facile soluzione. 
Sembra che Simenon, riferendosi agli interpreti dei primi due film realizzati da romanzi Maigret (Pierre Renoir e Abel Tarride), dicesse che nel primo; Maigret aveva perso venti centimetri in altezza, ma nel secondo li avesse recuperati in...larghezza!  
La questione è quindi tutt'altro che nuova. Vuoi la necessità di produttori e registi di far lavorare parenti e amici o l'attore di grido del momento. Vuoi che, come noi lettori, anche registi e produttori hanno e avevano, nella testa, una loro personalissima idea di Maigret. Vuoi che si è sempre sostenuto, e ancora si sostiene, con una certa ragione, che Simenon una descrizione accurata del suo commissario non l'abbia mai veramente fornita ai suoi lettori. 
In realtà, Simenon, soprattutto nei primissimi romanzi, un'immagine abbastanza precisa del suo commissario la fornisce al lettore. Un uomo di circa quarantacinque anni, molto alto e massiccio, non grasso ma muscoloso e robusto. Muscoloso al punto (Pietr il Lettone) che i fasci muscolari deformano le giacche e i calzoni che indossa (Dio ci salvi da un Arnold Schwarzenegger o da un Silvester Stallone ad interpretare Maigret). Capelli ispidi, castano scuri con poche striature di grigio alle tempie. Niente baffi (Pietr il Lettone). Dita enormi (Il porto delle nebbie). Uno che non è mai stato capace di farsi bene il nodo alla cravatta. 
Di tutto questo ritroviamo ben poco nei personaggi che, volta per volta hanno interpretato Maigret sul grande schermo o su quello piccolo. Meno ancora troviamo traccia, nei film e nelle fiction che si sono susseguite negli anni, di alcuni degli indumenti caratteristici del personaggio letterario. Il grande cappotto nero con il collo di velluto compare solo nel film, di Jean Renoir, La nuit du Carrefour, e in almeno un episodio con Gino Cervi. Poi sono cappotti di tutti i tipi e colori, ma niente collo di velluto. Il solino (colletto rigido staccabile per la camicia) è presente nello stesso film di Renoir e, forse, nel Le chien jaune dello stesso anno con Abel Tarride; in seguito scompare completamente. Del resto era un indumento maschile ancora di uso corrente negli anni '30 del novecento, ma già pochi anni dopo nessuno lo utilizzava più. 
C'è, ovunque, la pipa, naturalmente, che è diventata il simbolo stesso del commissario e non poteva essere diversamente. L'indumento, però, che non abbiamo quasi mai visto sul nostro commissario è quel cappello a bombetta che Simenon gli ficca in testa fin da subito. Nessun regista mai, ha pensato di caratterizzare il personaggio con questo accessorio, Nemmeno nei due film già citati che sono i primissimi e sono stati realizzati in anni in cui questo tipo di copricapo era ancora in auge. Temevano forse di dare un'idea troppo "British"? O troppo alla Poirot! Certo è che la bombetta, sul grande schermo, l'hanno portata, stabilmente, solo Charlot e Stanlio e Ollio! Bisogna arrivare al nostro Gino Cervi per vedere una bombetta in capo a Maigret, ma, anche qui, è un'apparizione sporadica e non una costante del suo abbigliamento. Per il resto solo lobbie, cappelli flosci o eleganti Borsalini. 

Fulvio Nolli 

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