Ecco la short-story scritta da Murielle Wenger, una delle più affezionate attachèes al nostro "Bureau Simenon Simenon" in occasione dell'82° anniversario dell'uscita ufficiale della serie di inchieste del commissario Maigret. Un'idea molto originale da cui scaturisce una situazione davvero particolare e divertente.
Un certo 20 febbraio
1931…
di Murielle Wenger
Il cartoncino d'invito del Bal Anthropometrique (foto del Fondo Simenon) |
Il cartoncino era rimasto qualche giorno sulla
scrivania. Quando l’aveva ricevuto, Maigret dopo un’alzata di spalle aveva fatto il gesto di buttarlo nel cestino. Poi una sorta di rispetto - e forse anche un po’ di
curiosità ? - l’aveva trattenuto, così il commissario aveva finito quasi per
nasconderlo in mezzo ad una pila di dossier. Pareva quindi che fosse caduto nel
dimenticatoio quando, nel pomeriggio del venerdì successivo, il piccolo
biglietto di cartone era rispuntato fuori.
Maigret che stava annotando l’ultimo rapporto
di quella pila, l’aveva spostato e il famoso cartoncino era scivolato sul
tappeto. Maigret l’aveva raccolto e l’aveva riletto ancora una volta.
« Georges
Simenon ha l’onore di invitarvi al Bal Anthropométrique che avrà luogo a La
Boule Blache, 32 rue Vavin, venerdì 20 febbraio a mezzanotte ».
Di nuovo stava per buttare
l’invito nel cestino. All’ultimo momento però, con uno scatto nervoso, aveva
spedito il biglietto in fondo ad un cassetto, dove giaceva una pipa dal
bocchino rotto.
Questo l’aveva messo di cattivo umore. Tutto
il resto del pomeriggio, era rimasto seduto alla sua scrivania imbronciato e
Lapointe, quando era entrato per riferirgli dell’ultimo caso in corso, aveva
battuto in ritirata senza porferir parola.
Alle sei lasciò quai des Orfèvres, cammino un
po’ prima di prendere l’autobus che lo scaricò a pochi metri da casa sua. La
porta si aprì qualche istante prima che avesse il tempo di tirar fuori la chiave dalla tasca e baciò la
moglie su entrambe le guance. Un buon odore di fricandeau à l'oseille pervadeva la cucina e la sala da pranzo, ma
questo non lo rasserenò affatto. M.me Maigret vide benissimo che aveva l’aria
contrariata, ma ebbe cura di non dire nulla e lo invitò a sedersi a tavola, contando
sulle sue capacità culinarie per far dimenticare quelle seccature al marito. Ma
non ci riuscì. Maigret mangiava distrattamente, rendendosi appena conto che
stava consumando una squisita crema al limone, mentre la moglie si contentava
di sospirare, sparecchiando la tavola, intanto che il commissario prendeva il
suo giornale, si accomodava nella
sua poltrona, accendendosi la pipa. Non aveva detto una sola parola durante il
pasto. Finito di rigovernare, M.me Maigret, si sistemò, un golf sulle ginocchia,
vicino alla stufa dove osservava guizzare le fiamme, gettando ogni tanto
un’occhiata curiosa al marito che girava le pagine del giornale con l’aria di
non capire quello che stava leggendo.
Quando il marito ebbe posato il giornale sul
tavolinetto, M.me Maigret si arrischiò a chiedergli :
- Vuoi che accenda la televisione ? C’è un
bel western sul secondo canale.
Suo marito non rispose subito; si alzò andò a
piazzarsi davanti alla finestra attraverso la quale si intravedevano
ghirlande di luce riflessa, poi dopo una lunga pausa, si voltò e
borbottò :
- Esco stasera. Non aspettarmi, ne avrò
sicuramente per buona parte della notte.
- Un nuovo caso ? – osò domandare la
moglie.
- No.
La risposta era stata laconica, categorica e,
per dirla tutta, pronunciata con un tono definitivo.
M.me Maigret non volle insistere.
- Vuoi che ti prepari il tuo vestito
grigio ?
- No, andrò vestito così. Non c’è bisogno di
essere chic in questa storia…
Aprì il buffet, bevve un piccolo bicchiere di framboise D’Alsace e si diresse verso
l’ingresso, prese il cappello, il cappotto e uscì chiudendosi dietro la porta.
M.me Maigret sospirò ancora un volta, poi
riprese il suo lavoro. Sul grembo si allungava una tutina di un rosa pallido…
**************
Il freddo pizzicava. Maigret alzò il collo del
suo cappotto. Per arrivare sulla riva gauche, aveva preso la metropolitana,
cosa che aveva ammorbidito il suo cattivo umore. All’uscita dalla métro, tirò
fuori il cartoncino perchè, suo malgrado, prima di lasciare l’ufficio alle sei,
aveva aperto il cassetto e aveva preso il famoso invito che riproduceva la fiche antropometrica
con le impronte di Jules Bonnot.
Il numero 32 di rue Vavin era a due passi
dall’uscita della metro. Erano appena le nove e l’entrata de cabaret era
déserta. Si vedeva giusto un trasportatore che scaricava dei piccoli riscaldatori e delle casse di
bevande. Maigret s’incamminò, direzione Boulevard Montparnasse ed entrò a La Coupole, dove si sedette al bar
americano. Bob, il barman che l’aveva riconosciuto dal momento in cui era
entrato, gli servì spontaneamente un boccale di birra con la schiuma. Siccome
il commissario aveva l’aria vagamente triste, Bob non cercò nemmeno di iniziare
un discorso, malgrado ne avesse voglia. Oltre le sue innegabili doti di barman
e di specialista in cocktail, Bob aveva anche altre qualità, come il tatto e
una certa sensibilità psicologica.
Durante un ora e mezza Maigret sorseggiò la
sua birra, ne ordinò un’altra e restò immobile senza far nulla, fissando nello
specchio l‘immagine dei clienti che entravano nel bar. Alla fine, verso le
dieci e mezza, si alzò come se gli costasse un grande sforzo, gettò le monete
sul banco e, portando due dita alla tesa del cappello, salutò Bob senza dire
una parola.
Davanti al 32, l’animazione era già notevole.
Dei taxi scaricavano una folla mascherata, le signore
ingioiellate con collier di perle e gli uomini bardati con dei grossi baffi a
manubrio da bicicletta. Tutti si pressavano all’entrata del cabaret,
spingendosi, chiamandosi allegramente e la fila iniziava ad allungarsi sul
marciapiede. Si sentivano
scaturire dalla porta i primi suoni di una tromba.
Piantato nel mezzo della strada, Maigret restò
lì a lungo. Quando infine, verso mezzanotte, si decise ad entrare alla Boule
Blanche, dovette farsi largo per aprirsi un passaggio attraverso il fiume di
gente che ballava, che beveva e che rideva. Infine arrivò in fondo alla sala,
si arrampicò fino alla galleria e,
dopo aver esitato a lungo, si avvicinò
ad un tavolo dove un giovanotto in giacca rigata, capelli ben pettinati,
pipa in bocca, firmava dediche con aria disinvolta da una pila di libri, dalla
copertina bianco-nero, sui quali
Maigret arrivò a leggere sottosopra qualche parola « Pholien », « Gallet ». Cercò di fare un giro ma
una voce lo fermò :
- Buongiorno commissario. Allora che ne
dite ? Un bel successo, no?
Maigret emise qualche suono incomprensibile.
L’altro continuo :
- Se siete qui, è per qualche motivo, no?
Venite vi offro un bicchiere per festeggiare.
Senza nemmeno sapere perché, seguì quel
giovane sicuro di sè e scesero le scale uno dietro l’altro. Simenon si dirigeva
verso il bar, non senza pizzicare il sedere di qualche ballerina alla quale
indirizzava anche un bacio. Le ballerine ridevano scoprendo i loro denti
bianchi che brillavano sul loro volto color cannella.
- E’ il mio giro, commissario. Che ne dite di
un piccolo cocktail "spécial
Boule Blanche" ?
Maigret non tentò nemmeno di rifiutare e, senza sapere come, si ritrovò poi trascinato dal ritmo folle di quella notte. Alle cinque
del mattino, i due erano in vena di confidenze.
- Vedi mio vecchio Jules… Tu mi permetti di
chiamarti Jules ?...
- Mon petit Georges, tu hai ancora molto da
imparare, Per esempio da chi ti
parla…
Alle sette del mattino, quando gli ultimi
festaioli lasciavano rue Vavin, Maigret decise di andare direttamente in
ufficio, senza passare per casa. La moglie non gli domandò mai dove avesse passato quella notte e non
gli parlò mai di quei piccoli pezzetti di cartone strappati che aveva trovato
in fondo alla tasca del cappotto.
Un Simenon – personaggio letterario in questo pastiche – dall’aria sbarazzina, simpatica, accattivante, come forse realmente è stato il creatore del commissario Maigret; e un Maigret leggermente scontroso, poco socievole e affettuoso – tranne, sicuramente, per quei baci sulle guance di sua moglie Louise; un Maigret stranamente turbato, diffidente, non il solito Maigret pacioso e sicuro di sé, forte e determinato; un Maigret, a ogni buon conto, originalmente presentato e dipinto da Murielle nel suo breve racconto, per il quale merita i più sinceri complimenti.
RispondiEliminaPaolo
Simenon immagina cosi' il personaggio Maigret: una pipa, una bombetta, un pesante cappotto dal bavero di velluto. e dal momento che, nella mia chiatta abbandonata, c'era un freddo umido, gli concessi, per il suo ufficio, una vecchia stufa di ghisa.
RispondiEliminaauguri Maigret!
dal 2 marzo ogni sabato su rai 5 in seconda serata torna maigret con gino cervi
RispondiElimina10 appuntamenti per un totale di sei episodi,sei lprogramma sarà rispettato