venerdì 3 febbraio 2017

SIMENON SIMENON. COME SCRIVERE UN BUON ROMANZO GIALLO

Le caratteristiche e le originali innovazioni dei polizieschi di Simenon

SIMENON SIMENON. COMMENT ECRIRE UN BON POLAR
Les caractéristiques et les innovations originales des romans policiers de Simenon
SIMENON SIMENON. HOW TO WRITE A GOOD DETECTIVE NOVEL
The characteristics and creative innovations of Simenon’s detective novels

"Simenon sapeva che in un buon poliziesco non basta scrivere di un gran personaggio e inventarsi un’ottima trama (anche se quest’ultima cosa l’affrontava senza troppe rigidità di genere), ma aveva intuito che è necessario strappare dalla distrazione del lettore un ottimo antagonista, un contrappeso che bilanci l’intero corpus romanzesco...." 
Questo è un brano di un'interessante post "Il cane giallo - Il paesaggio come protagonista" pubblicato da Alberto Minnella su "Sai Scrivere" il 25 gennnaio scorso.
L'autore ci ha autorizzato a utilizzare alcuni brani del suo post come "ganci" per una riflessione su come scrivere un buon poliziesco.
E' evidente che noi partiamo dall'assunto che quelli scritti da Simenon (non solo i Maigret, ma anche non pochi romans durs) siano dei buoni, anzi degli ottimi polizieschi... o meglio sono ottimi polizieschi proprio perché non sono del tutto polizieschi.
Questo è il punto. Secondo la filosofia letteraria di Simenon che si trattasse di un roman dur o di un Maigret (grosso modo dal periodo americano in poi)  c'era un gradiente di realismo che andava rispettato. Ma questa non era una regola, era un'innata propensione espressiva, per lui non avrebbe avuto senso scrivere storie che non avessero il loro fondamento nella vita quotidiana, infarcite delle sue bassezze, dei suoi slanci e delle sue passioni. E ovviamente questo valeva anche per un giallo dove, certo, il meccanismo poliziesco aveva la sua importanza, ma anche altri elementi erano rilevanti, quando non addirittura comprimari.
E non si tratta solo di contenuto, ma anche di un forma che mette sotto una certa luce personaggi, ambienti, particolari, stati d'animo, atmosfere. Uno stile  evidentemente davvero connaturato alla modalità espressiva di Simenon e che lo portava a rendere così asciutta, ma così assolutamente completa la sua prosa.
Ma dove sta il giallo?
... Eccolo qui. La pennellata di nero arriva... - spiega Minnella nel suo testo -... In poche righe sappiamo che non leggeremo un romanzo storico o rosa:
-Tutto è chiuso. Tutti dormono.
Se Simenon avesse usato una semplice congiunzione per unire le due informazioni, avremmo letto una frase più blanda, molle, che non avrebbe sortito l’effetto desiderato. Non da romanzo giallo, insomma. Siamo in un poliziesco e dobbiamo immaginarci di leggere una storia che trasudi certi verbali di polizia in cui non c’è spazio (apparentemente, in un sublime gioco di infinite simulazioni e referenze con la realtà) per la letteratura. Meglio usare frasi secche. Magari spezzare tutto con l’enfo-punto, senza abusarne.
Quindi, tutto è chiuso, stop. Tutti dormono. Stop.
E questo è abbastanza per farci penetrare nell’ombra...." 
Minella ha colto nel segno. La sinteticità dello stile di Simenon ben si adatta alla narrazione poliziesca. Soprattutto a quel linguaggio sbrigativo e asettico di chi si trova quotidianamente ad aver a che fare con morti ammazzati, assassini sfrontati, con menzogne ben recitate e confessioni strazianti, con rovesciamenti di ruoli, con  testimoni che diventano indiziati o il sospettato numero uno che si rivela vittima di un raggiro.
Un buon romanzo giallo è in definitiva un buon romanzo. E come diceva Simenon un buon romanzo non può prescindere dalla vita e quindi nemmeno un buon poliziesco. Prova ne è che i Maigret, con il passare degli anni, hanno finito per somigliare sempre più ai romans durs. (m.t.)

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