venerdì 14 luglio 2017

SIMENON SIMENON. IL GIOVANE REPORTER E QUELLO DEL CASO STAVISKY

Il giornalista di sedici anni e quello di trent'anni

SIMENON SIMENON. LE JEUNE REPORTER ET CELUI DE L'AFFAIRE STAVISKY
Le journaliste de seize ans et celui de trente ans
SIMENON SIMENON. THE YOUNG REPORTER AND THE STAVISKY CASE ONE
The 16-year-old journalist and the 30-year-old one




Il buon giorno si vede dal mattino. Monsieur Le Coq: "Hors du poullailer" rubrica de "La Gazette de Liège" che si replicò per quasi 800 puntate. Non era difficile capire, tra lo pseudonimo, il numero spropositato di pubblicazioni e l'età in cui tutto questo succedeva, all'incirca sedici anni, che quel Le Coq altri non era che Georges Simenon. Ancora adolescente, giornalista implume... già esagerava! E lo faceva sotto l'occhio compiaciuto del burbero direttore Joseph Demarteau, che aveva capito bene di che pasta era fatto quel ragazzino. 
E così, oltre a mandarlo a seguire la corsa ciclistica Liegi-Bastogne-Liegi in sella ad una imponente Harley-Davidson, ad inviarlo sulle piste di una madre che aveva bruciato il figlioletto sul quai de Maestricht  e lanciarlo sulle tracce di un giudice istruttore rapinato, gli affidava anche un rubrica quotidiana. A soli sedici anni.
Chiunque, dopo aver smesso gli studi per aiutare la famiglia (l'amato padre malato non poteva più lavorare e poi morì), sottoposto alle angherie di una madre che non perdeva occasione per manifestargli il suo disprezzo, preferendogli smaccatamente il fratello minore, dopo aver provato a lavorare prima da un pasticcere e poi in una libreria, si sarebbe tenuto stretto stretto quel posto di redattore, piovuto come la manna dal cielo. 
E invece no. Il giovanissimo Georges scalpitava. Già si capiva che quella era solo una tappa e che presto o tardi avrebbe lasciato quel posto d'oro per correre dietro a sogni che chissà se si sarebbero mai realizzati.
Così accade nel 1922, quando la febbre della letteratura lo divorava e non stava nella pelle all'idea di andare a Parigi e provare a diventare un romanziere. 
Insomma fin d'allora la personalità non gli mancava, le idee chiare sul suo futuro nemmeno e la caparbietà e la forza di volontà erano già il suo forte.  
Facciamo ora un salto di sedici anni. 
E' il 1932 è sta per scoppiare in Francia lo scandalo Stavisky, un truffatore di origini russe, legato al direttore del Credito Municipale di Bayonne accusato di aver frodato la sua stessa banca, intascandosi 550.000 franchi. Dietro c'era anche il sindaco di Bayonne, e poi a poco a poco emersero complicità di deputati, imprenditori, finanzieri insomma una rete le cui fila erano tirate proprio da "le beau Sacha", come era soprannominato Stavisky che dalle piccole truffe pian piano era passato a intrallazzi ed imbrogli di livello nazionale. Tentarono di processarlo, ma grazie alle sue aderenze riuscì a sfuggire alla giustizia, finché un giorno di gennaio del 1934 fu trovato cadavere a Chamonix con una pallottola in testa. Qualcuno che temeva potesse parlare ed inguaiare qualche potente, gli aveva chiuso la bocca per sempre. 
L'occasione era ghiotta, tutti i giornali si erano gettati a capofitto sul caso e sui suoi risvolti più o meno romanzeschi. Tra tutti Paris-Soir, diretto da un amico di Simenon, Pierre Lazareff, sotto la pressione dell'editore, volle ingaggiare Simenon.... o meglio Maigret, per indagare sul misterioso affaire. All'epoca il commissario di Simenon era già molto famoso e questo colpo, nelle intenzioni dell'editore Jean Prouvost, doveva costituire una pubblicità formidabile: il commissario Maigret indagava sul caso Stavinsky in concorrenza con la polizia giudiziaria di Quai des Orfèvres.
Simenon venne lusingato in tutti i modi: direzione dell'inchiesta, piena libertà, a disposizione qualsiasi mezzo e molti, molti soldi. Simenon d'altronde si fida di Prouvost che ha il fiuto per gli affari, visto che aveva acquistato quella testata da Eugene Merle quattro anni prima e a forza di scandali, sensazionalismi e colpi giornalistici aveva portato la tiratura da 60.000 ad un milione di copie! Unico suggerimento dato a Georges-Maigret  era quello di seguire la pista dell'omicidio.... un suicidio a detta dell'editore, avrebbe fatto perdere al quotidiano non meno di 200.000 lettori. 
Forse Simenon avrebbe dovuto sentire puzza di bruciato, ma sull'onda di tanto entusiasmo e con il miraggio che il suo commissario sarebbe potuto arrivare lì dove la polizia, quella vera, avrebbe magari brancolato nel buio.... beh, non ci mise molto a convincersi e a mettersi al lavoro. Simenon era un discreto giornalista, un bravissimo scrittore, ma quanto ad investigatore.... Un conto è star seduti alla propria scrivania  con il naso sulla macchina da scrivere e inventarsi tutte le storie e gli intrighi più misteriosi... altro è fare luce in un'intricata, oscura e pericolosa vicenda come quella di Stavisky...
Oltre a non sentire odore di bruciato, Simenon peccò di presunzione. Iniziò a fidarsi di informatori poco attendibili, cercò di frequentare loschi ambienti che avrebbero dovuto portarlo vicino ai protagonisti di quel caso, ma trovò invece gente che si prese gioco di lui. Provò più volte a cambiare pista, ma alla fine il risultato fu quello di girare a vuoto e trovarsi al punto di partenza senza aver scoperto nulla. Ben presto quella sua inchiesta gli si ritorse contro e fu bersaglio di critiche, di sfottò, e anche di qualche minaccioso avvertimento da parte di anonimi loschi figuri.
Simenon dovette tornare con i piedi per terra. Gli toccò accettare che quello non era pane per i suoi denti e alla fine si arrese, avendo inferto alla sua immagine un colpo che aveva avuto le sue ripercussioni anche sul suo commissario letterario.
Georges era un bravo giornalista quando faceva reportage, quando intervistava personaggi del calibro di Trotsky, ma il giornalismo d'inchiesta, per di più di cronaca nera, davvero non era cosa per lui.   
Questo fu il pretesto per rifugiarsi nella letteratura e per tenersi lontano dai giornali, utilizzati solo come mezzo per pubblicare le inchieste di Maigret a puntate.
Ma la sua caparbietà e la sua forza di volontà erano intatte e pian piano riuscì, seppure con una certa fatica a lasciarsi alle spalle questo clamoroso flop. (m.t)

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