Il jazz di quegli anni e il rapporto di Simenon con quella musica
SIMENON SIMENON. LE ROMANCIER ET LE JAZZ EUROPEEN DES ANNEES '20 A '45 ET LE JAZZ AMERICAIN DES ANNEES '45 A '55
Le jazz de ces années-là et le rapport de Simenon avec ce genre de musique
SIMENON SIMENON. THE NOVELIST AND EUROPEAN JAZZ FROM '20 TO '45 AND AMERICAN JAZZ FROM '45 TO '55
Jazz in those years and Simenon’s relationship with this music genre
"Simenon e il jazz" non è un argomento che possa fornire molti spunti di riflessione e di discussione in quanto lo scrittore, anche se non ha manifestato una dichiarata avversione per questo genere musicale, non ha comunque mai esternato nessun entusiasmo.
Eppure, sopratutto nei primi anni della sua permanenza a Parigi, specialmente quando si era trasferito a Place des Vosges e iniziava ad organizzare le prime feste in casa sua, i frequentatori erano spesso artisti, pittori amici di Tigy... insomma gente all'avanguardia in tutti i campi... Simenon stesso, allora, seguiva la moda del tempo per quanto riguardava il suo abbigliamento e l'arredamento della casa. Non è impensabile quindi che, in quelle baldorie, la musica fosse il jazz che si suonava intorno al 1927. Anche perché, al di là di quello che arrivava dall'America, in Francia in quel periodo c'era un certo fiorire di musicisti di livello internazionale, basta citare il violinista Stephane Grappelli o il chitarrista Django Reinhardt (che in realtà era nato anche lui in Belgio). In quel periodo alcuni musicisti più coraggiosi e innovativi iniziarono a suonare il jazz che in Francia trovò non pochi appassionati.
Nel jazz Simenon si ritrovò invece immerso fino al collo quando nel '25 conobbe quel sex-symbol di Josephine Baker, che veniva dagli Usa, proprio al seguito dell'orchestra del sassofonista jazz Sidney Bechet. La danzatrice americana era il jazz fatto seduzione, e Georges non le poté resistere. La loro fu una storia breve ma molto intensa e potremmo dire... a ritmo di jazz.
Quella suonata nel febbraio del '31 al Bal Anthropométrique (per il lancio della serie dei Maigret) non era propriamente musica jazz, ma musica della Martinica, suonata alla boite Boule Blanche, ma le cui radici non erano molto diverse da quelle che dettero poi vita al primo jazz.
Facciamo un salto di qualche anno e ci catapultiamo nell'America degli anni '45, quando lo scrittore arriva a New York in fuga dalla Francia.
In quel periodo (1945-1952) il jazz vive negli Usa un periodo d'oro. Quella musica passava dall'epoca del bebop al cool jazz, all'hard bop. E a traghettare c'erano personaggi che segnarono la storia del jazz e in qualche caso anche della musica tout court, Lester Young, Miles Davis, Gil Evans, Lee Konitz, Charlie Parker, Charlie Mingus... solo per citarne qualcuno.
Questo avveniva nel decennio in cui Simenon visse negli Usa ma, come abbiamo detto più volte, lui si teneva lontano dalle metropoli, non frequentava locali notturni, e non tutto quello che era americano si andava rivelando proprio di suo gusto, almeno rispetto al suo generale entusiasmo iniziale.
Ma il jazz in America arrivava dappertutto, e quindi, anche se non si frequentavano i locali giusti, anche se non si andava ai concerti, c'erano le stazioni radio che non era raro trasmettessero della musica jazz. Insomma qualcosa dovrebbe essere comunque passata.
E d'altronde quella caratteristica rottura delle regole, della tradizione e dei canoni musicali che facevano del jazz la vera musica nuova del '900, non era poi così lontano da certe peculiarità della scrittura di Simenon. Il nostro infatti non solo aveva rivoluzionato il genere poliziesco, ma era un autore che si poneva al di fuori delle categorie classiche e scriveva con grande trasporto sia la letteratura alta che quella popolare, spiazzando la critica e la casta letteraria più paludata. Utilizzava strumenti romanzeschi dell'800 piegandoli alla sua espressività e al secolo che stava vivendo. Così come il jazz utilizzava gli strumenti musicali del genere classico, suonandoli però in una modalità assolutamente atipica per generare una musica che spesso non rispettava la teoria classica.
Insomma anche se Simenon non seguiva il jazz, lo spirito che animava le sue produzioni letterarie non era poi così lontano da quello da cui scaturiva quella musica che scosse profondamente il '900 e le concezioni musicali di allora. (m.t.)
On peut trouver quelques commentaires de Simenon sur le jazz dans ses écrits autobiographiques, comme par exemple ceci: "du jazz de la Nouvelle-Orléans qui m'enchante toujours, peut-être parce qu'il me rappelle ma période de vingt à trente ans" (dictée Vent du nord, vent du sud"): voilà qui confirme ce qu'écrivait Maurizio...
RispondiEliminace post de Maurizio incite par ailleurs à une autre question: quels sont les goûts de Maigret en matière de musique ? Alors qu'on sait presque tout de ses goûts culinaires, de ses lectures, de ses préférences cinématographiques, j'ai l'impression que rien n'est dit sur ce qu'il aime vraiment comme musique... On sait bien qu'il est allé voir "Carmen" avec Mme Maigret, qu'il écoute les concerts au kiosque de Vichy, qu'il a entendu les flonflons d'une musique militaire quand il était secrétaire de commissariat, et qu'il n'aime pas les chanteurs de variété à la télévision... Je le verrais assez bien se délecter des opérettes... et si on imagine qu'il a "vécu" sa jeunesse dans les années d'après la première guerre mondiale, on pourrait assez bien le voir apprécier le jazz dans les boîtes de Montmartre...
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