venerdì 18 agosto 2017

SIMENON SIMENON. QUELLA DI MAIGRET E' UNA VITA FELICE?

I personaggi del romanziere sono quasi sempre drammatici, Ma il commissario è diverso, Ma che vita gli fa fare Simenon?

SIMENON SIMENON. LA VIE DE MAIGRET EST-ELLE UNE VIE HEUREUSE ?
Les personnages du romancier sont presque toujours dramatiques. Mais le commissaire est différent. Quelle vie Simenon lui fait-il mener ?
SIMENON SIMENON. WAS MAIGRET’S LIFE A HAPPY LIFE? 
The novelist’s characters are almost always dramatic. But the Chief Inspector is different. What kind of life does Simenon have him lead?


La felicità, si sa, è un concetto un po' vago. O meglio diciamo che la felicità è un concetto molto personale che ha un significato diverso per ognuno di noi. Quindi disquisire sulla felicità di una persona o di un personaggio, e quindi in definitiva se la sua vita sia felice o meno, è un ragionamento che si svolge su un filo di lama. Se ne discute da tanto e, qualche centinaio di anni prima di Cristo, il filosofo greco Epicuro  con la sua Lettera sulla felicità, cercò di stabilirne alcuni punti essenziali.
Per lui il raggiungimento della felicità dipendeva anche dalla soddisfazione di alcuni tipi di piacere. Il filosofo li catalogava secondo un criterio che, se applicato al commissario Maigret, dovremmo ammettere che Simenon l'abbia preso pari pari e impiegato per il suo personaggio. Vediamo.
Epicuro stabiliva che erano piaceri "naturali ed essenziali": l'amicizia, la libertà, il riparo, il cibo, l'amore.
Maigret è certamente un personaggio dalle poche pochissime amicizie, ma solide e profonde come quella con il dottor Pardon. Il commissario è un uomo libero e anche nel suo lavoro sa difendere la propria autonomia e indipendenza scontrandosi, se serve, addirittura con il suo superiore, il giudice Comeliau. Il riparo, nel senso di luogo fisico dove si sente protetto, al sicuro e a suo agio, lo possiamo identificare come la sua casa in boulevard Richard Lenoir, moglie compresa (ma per estensione anche il "buen retiro" a Meung-sur-Loire). Sul cibo è inutile usare parole per dimostrare il piacere e la felicità che Maigret trae dal mangiare e dal bere. L'amore, lo possiamo intendere sotto la forma di attenzione e rispetto del prossimo, anche del peggior delinquente, che persegue fedele al suo principio di comprendere e non giudicare.
Poi Epicuro  parla dei "piaceri naturali e non necessari" come l'abbondanza, il lusso, le case sontuose, i cibi raffinati... Ecco questi piaceri potrebbero essere definiti i piaceri di un uomo ricco, che ha un posto di prestigio nella società. E questo non è certo Maigret che non solo non è ricco, ma non ama particolarmente i ricchi. 
Infine i piaceri "né naturali né necessari", come li definisce il filosofo, il potere, la gloria, la fama, il successo... Tutti elementi che non ritroviamo in Maigret e che lo stesso disdegna nettamente.
Quindi si può affermare che, secondo la classificazione di Epicuro, Maigret gode solo dei piaceri naturali ed essenziali, quelli più semplici e primari.
Quando Simenon diede vita al personaggio del commissario si preoccupò di delineare un uomo felice? Non possiamo affermarlo con precisione, ma sicuramente creò un uomo che trova la sua soddisfazione nelle piccole cose della vita, nei piaceri più essenziali e naturali. 
Maigret  quindi è un semplice, che trova soddisfazione nelle piccole e semplici gioie della vita quotidiana. Non aspira al successo (infatti rifiuta la promozione a Direttore della Polizia Giudiziaria), ma non rinuncia alla sue care pipe, ad un buon boccale di birra fresca o a qualche leccornia, che stia cuocendo sui fornelli di M.me Maigret o di qualsiasi altra cucina, ivi comprese quelle delle brasserie o di un qualsiasi appartamento. La sua casa è spesso un rifugio dalle tensioni e dai problemi del lavoro, ma anche il suo ufficio a Quai des Orfèvres è un luogo che gli dà sicurezza e un senso di protezione (anche perché lì ci sono i suoi ispettori che possono essere considerati come una propaggine della sua famiglia).
Insomma Simenon ha, (aldilà delle intenzioni?) costruito un personaggio con una vita semplice e, aggiungiamo noi, felice come può esserlo la vita delle persone semplici?
"Maigret non è intelligente, è intuitivo". Questa è la risposta ricorrente che Simenon forniva alle numerose domande che miravano a scoprire com'era Maigret.
Intuitivo, ma non stupido, anzi. E' un'empatia di cui il commissario è capace e che lo porta a sentire e a capire molte cose. Questo non è necessariamente qualcosa che fornisce felicità, anzi spesso lo obbliga di immedesimarsi nei piccoli grandi drammi della gente che incontra nelle sue inchieste.
Ma allora la vita che Simenon fa vivere a Maigret è felice o no?
E' senz'altro una vita tranquilla, perché per quanto si faccia prendere dal lavoro (ed è una professione che lo appassiona), il suo côté familiare è un'oasi felice, grazie sopratutto alla sua Louise che fa di tutto per metterlo a suo agio, lo coccola, lo prende per la gola e lo asseconda in quasi tutto.
Possiamo definirla una felicità tranquilla?  Era questa l'intenzione di Simenon? In fondo ha voluto rivoluzionare l'icona del detective letterario che dominava allora. Ha costruito un funzionario dello Stato, niente sesso, niente violenze efferate, niente eroismi. Solo un lavoro metodico, una gran determinazione e una predisposizione a sentire e a comprendere gli altri. Non ci sono grandi emozioni, ma sfumature psicologiche che spesso fanno la differenza e aiutano a risolvere i casi.
Questa novità letteraria nell'ambito del romanzo poliziesco aveva bisogno quindi di un uomo normale, con i piedi ben piantati per terra, con una vita quanto più possibile come quella di tutti gli altri.
La felicità di Maigret forse è racchiusa proprio in questo, riuscire a condurre un esistenza normale, senza troppe pretese ed ambizioni, trovando sprazzi di felicità nelle pieghe della vita e nel vivere la quotidianità con la forza tranquilla di chi è conscio dei propri limiti e delle proprie capacità. Beh...sì  forse Simenon ha voluto fare di Maigret un personaggio felice, dove felicità fa rima con consapevolezza. (m.t.) 

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