mercoledì 27 febbraio 2013

SIMENON. 1933, SAVINO PRIGIONIERO DELLA... GABBIA DI VETRO

E' un esempio illuminante. Come veniva percepito Simenon nei primi anni trenta, sia in Francia che all'estero? Lo spunto per questa riflessione ci viene dalla rilettura della prima versione italiana de L'Affaire Saint-Fiacre, pubblicato da Fayard nel febbraio del '32 e sollecitamente tradotto e pubblicato in Italia dalla Arnaldo Mondadori Editore (allora ancora a Verona) nel giugno del 1933.
Nella terza di copertina c'é una postfazione-presentazione dello scrittore da parte di un'intellettuale che averebbe fatto parlare di sé nel nostro paese, Alberto Savino. All'uscita del libro, Savino era tornato in Italia dopo circa sei anni di soggiorno a Parigi. Aveva quindi assistio alla nascita, al lancio e al successo della serie Maigret e non poteva non consocere l'emergente Sim diventato in quegli anni Simenon.
Bene, Savino di rientro dalla capitale francese, inizia a scrivere per La Stampa e altre testate. Ma quello di cui ci interessa parlarle oggi è quello che scrisse allora su Simenon. Intanto fa risalire l'esordio di Simenon all'episodio del romanzo scritto nella gabbia di vetro, un exploit che nel 1927 doveva servire all'editore Eugene Merle per lanciare il suo nuovo quotidiano Paris-Matinal. Ma quell'exploit, a lungo progettato e pubblicizzato, alla fine però non ebbe luogo. E nonostate le smentite e le precisazioni, l'evento fu invece dato come effettivamente accaduto e molti cronisti caddero nella trappola di raccontare una cosa mai successa. Lo stesso Savino cadde nel trabocchetto e raccontò in questa post-fazione, quell'inesistente performance, fornendo anche alcuni dettagli.
Poi passò a spiegare cosa fossero quegli strani racconti polizieschi che non si omologavano alla letteratura di genere che al tempo aveva diversi eroi di successo.
"... La caratteristica di questi libri è che essi creano un nuovo tipo di romanzo poliziesco: il romanzo poliziesco borghese. Qui non c'è eccesso di terrore, il delitto ci scappa sì, ma è delitto modesto e niente affatto singolare.
Non si resta con il fiato sospeso... No  - e continua Savino  - E quanto al commissario Maigret esso è un borghese grasso e bonario, una specie di papà senza figli, un moralista che fuma tabacco popolare, porta le scarpe con l'elastico, si sente a disagio negli ambienti di lusso... odia il cosmopolitismo, compie il suo lavoro di ricerca più per dovere di funzionario che per sete di scopritore, e che se affretta la soluzione dell'inchiesta , lo fà soprattutto perché la cucina dei "Palaces" non gli conviene affatto, e smania di ritornare ai piatti casalinghi che gli prepara la moglie..."-.
Ovviamante non siamo d'accordo con alcuni punti di questa presentazione. Maigret non è affatto un moralista e il suo motto "comprendere e non giudicare" ne è la migliore dimostrazione.
Maigret compie le sue indagini, certo per dovere di funzionario, ma soprattutto perchè ha sempre viva la curiosità di scoprire gli ambienti, gli uomini e il loro animo, cosa che forse non aggiungerà molto al comissario, ma dà un notevole spessore all'uomo.
Maigret non è un frequentatore delle cucine dei "Palaces", come scrive Savino, piuttosto un assiduo freqentatore della Brasserie Dauphine, in particolare, ma di bristrot e altre brasserie, durante le indagini svolte sul campo. E' evidente che apprezza la cucina di M.me Maigret, ma non correrebbe mai sbrigativamente alla soluzione di un caso, per non perdersi un piatto della cuncina casalinga.
Certo è facile fare questi distinguo ottanta anni dopo che è stata scritta questa presentazione, soprattutto quando allora erano usciti in Italia solo una decina di  Maigret (mentre noi abbiamo a disposizone tutta la serie), e soprattutto Simenon ancora non si era scoperto il grande romanziere che oggi tutti conoscono.

Vedi nella colonna di sinistra  Simenon-Simenon Souvenir - I post che avete perso: SIMENON E LE LEGGENDE METROPOLITANE. IL CASO DEL ROMANZO SCRITTO NELLA GABBIA DI VETRO

7 commenti:

  1. Fratello di De Chirico, pittore metafisico egli stesso, nonché scrittore onirico o surreale, Alberto Savinio fu un grande, sincero ammiratore di Simenon e del suo più celebre personaggio. Ancora si discute futilmente della grandezza o meno di Simenon, quando grandi artisti e intellettuali ne hanno quasi immediatamente attestato l'indubbia valenza letteraria.

    RispondiElimina
  2. ma prima di scrivere una postfazione non sarebbe meglio leggere l opera di cui si parla?e informarsi meglio sulla storia della gabbia di vetro non sarebbe stato male

    RispondiElimina
  3. parlare di pubblicita al giorno d'oggi, quando Merle e Simenon ai tempi loro avevano reclamizzato un evento che aveva del fantasioso. in ogni caso sembra che la gabbia di fronte al Moulin Rouge sia stata iniziata e poi abbandonata per mancanza di fondi.
    e la cosa ancora piu impressionante era che Simenon avrebbe dovuto scrivere nella gabbia un romanzo, dove titolo e personaggi sarebbero stati scelti tramite un referendum dai lettori. come se ai nostri giorni si fosse consultata la Rete!!!!!

    RispondiElimina
  4. sarebbe stato un romanzo popolare coi fiocchi,come simenon ne scrisse molti in quegli anni

    RispondiElimina
  5. In effetti la storia della gabbia di vetro l'avevamo già trattata in un post del 21/11/2010, si trattava di SIMENON E LE LEGGENDE METROPOLITANE. IL CASO DEL ROMANZO SCRITTO NELLA GABBIA DI VETRO
    http://www.simenon-simenon.com/2010/11/simenon-e-le-leggende-metropolitane-il.html
    C'è qualche discordanza, ad esempio il titolo esatto del giornale che Eugene Merle voleva lanciare, ma ci sono molti dettagli... anche quanto doveva guadagnare Simenon da questa "impresa" e quanto invece, anche se non se ne fece più nulla, riusci lo steso a ricavare. Sul perchè abortì l'inizativa sono varie le voci... non ce'rano soldi sufficienti, Simenon fece qualcosa di più di un passo indietro, la prefettura sembra che non volesse dare l'autrizzazione per motivi di ordine pubblico... Comunque benchè tutto questo ambaradam non vide la luce, il clamore mediatico gli diede corpo e se ne parlò a luungo come un qualcosa di realmente avvenuto. Simenon non ne uscì benissimo... piovvero accuse di letteratura muscolare, atletica, da record che non favorivano l''immagine di scrittore e romanziere a cui in quell'epoca Simenon aspirava.

    RispondiElimina
  6. questa sera cerco di rileggermi per bene la storia su un libro in francese che ho letto anni fa e domani se avrò ulteriori ragguagli ve li farò sapere)

    RispondiElimina
  7. ho riletto varie intepretazioni e ricostruzioni della vicenda,il post del novembre 2010(credo uno dei primissimi di simenon-simenon se ricordo bene) è assolutamente esauriente

    RispondiElimina

LASCIATE QUI I VOSTRI COMMENTI, LE VOSTRE IMPRESSIONI LE PRECISAZIONI ANCHE LE CRITICHE E I VOSTRI CONTRIBUTI.