Uno scrittore diverso dagli
altri che scriveva in modo diverso dagli altri
SIMENON
SIMENON. LES ROMANS DURS ET LES ROMANS POLICIERS ATYPIQUES
Un
écrivain différent des autres, qui écrivait d'une façon différente des autres
SIMENON
SIMENON. ATYPICAL “ROMANS DURS”* AND DETECTIVE NOVELS
A
writer different than others who wrote in a different way than others
Quanti romanzieri abbiamo amato? Per quali motivi? Quali sono le
caratteristiche per cui ognuno di noi si ritrova nelle pagine compilate da uno
scrittore, ne trae piacere e ne diventa un seguace o, per dirla in gergo
poliziesco, si tramuta in un suo “lettore seriale” ?
La domanda è effettivamente da un milione di
dollari. Infatti non esiste una risposta semplice né univoca. Gli elementi che
legano uno scrittore ai suoi lettori sono molteplici, si sviluppano su più
livelli di comunicazione, sono pervasi da un’empatia difficile da spiegare
razionalmente, si attivano secondo codici sempre diversi a seconda dell’età,
dello stato d’animo del lettore, ma anche del la situazione in cui lo scrittore ha compilato il libro.
Certo perché anche i grandi scrittori sono
uomini, non proprio come tutti gli altri, ma comunque sono uomini soggetti alle
depressioni, alle euforie, agli entusiasmi e alle tristezze che in qualche modo
finiscono per incidere sulle opere che scrivono.
Detto doverosamente questo (che a qualcuno
potrà anche sembrare un’ovvietà), veniamo al nostro romanziere che, a nostro
avviso, è un‘esempio molto atipico di scrittore. Non tanto per le cose che si
dicono sempre di lui: la velocità nello
scrivere, la composizione dei romans durs
in état de roman, i rituali che accompagnavano le sedute di
scrittura, etc...
La “atipicità” di Simenon di cui ci vogliamo
occupare oggi riguarda più la sua capacità di dedicarsi alla letteratura “alta” e a quella
“bassa” (se questi attributi ancor oggi hanno motivo di esistere… noi, in
realtà, preferiremmo parlare di buona letteratura e di cattiva letteratura…) in una sorta di quadratura del cerchio che non
è facile riscontrare in molti grandi scrittori
Simenon veniva da una considerevole esperienza
di letteratura popolare, e ci piace sottolineare che quella narrativa era, come
affermava lo scrittore stesso, “commissionata”. E’ come quando si commissiona
un vestito ad un sarto, occorre specificare se desideriamo un abito sportivo o
elegante, il tipo di stoffa, il colore,
il modello cui più o meno ci ispiriamo, etc…. Poi il sarto ci mette la sua
conoscenza tecnica su misure, imbottiture, tagli, cuciture, impunture, fodere…
Il giovane Simenon veniva ragguagliato dagli
editori che gli commissionavano i romanzi, i racconti o i romanzi brevi, non
solo sul genere (sentimentale, avventuroso, poliziesco, licenzioso…) ma anche su
come doveva svolgersi il finale, tragicamente o con un happy end, sulla tipologia dei
protagonisti, e su alcune situazioni standard che i lettori amavano
particolarmente e che dovevano necessariamente essere presenti (la gelosia
femminile, la vendetta tra acerrimi nemici, le nozze tra lui e lei, il deus ex-machina
che risolve tutti i problemi dei personaggi…).
Queste indicazioni così precise e stringenti,
se da una parte limitavano alquanto la libertà dello scrittore, dall’altra immaginiamo che lo
sottoponevano ad uno stimolo di fantasia per poter dare forme e contenuti
diversi a quegli schemi stereotipati. Nella fattispecie la fantasia di Simenon si
nutriva molto delle vicende della vita, ma non sempre aveva esperienza diretta
di quel che scriveva e quindi il
supporto della fantasia era indispensabile.
Ma tutto questo che influenza avrà avuto sulle
opere successive? I Maigret e i romans durs sarebbero stati diversi
senza questa gavetta?
Questo “popolino” che leggeva i suoi scritti
aveva dei connotati che Simenon doveva conoscere decisamente bene e vorremmo
azzardare la tesi che proprio questo popolino diventerà uno dei protagonisti prima
delle indagini del commissario e poi dei romanzi.
E infatti la buona conoscenza di quei lettori non
molto colti un po’ “grossier”, permetteva a Simenon di mettersi nei loro panni
e di scrivere per loro le storie più adatte. E forse questa era un’altra
caratteristica, oltre alla velocità e alla fantasia, del successo dello
scrittore tra gli editori di quella letteratura.
E forse questo doversi mettere al livello dei
più umili consumatori di letteratura, fu un particolare allenamento per come rivolgersi ai suoi
lettori scegliendo il tono più adeguato. Non si trattava di scrivere per compiacere il lettore, Simenon non
l’avrebbe mai fatto. Ma conoscere il grande pubblico, le persone comuni, gli
conferiva la capacità di essere vicino a
loro, di creare personaggi in cui loro potessero identificarsi.
E questa, probabilmente, è la strada attraverso
cui passa questo concetto di osmosi tra protagonisti e lettori che dona vita ad
una letteratura che con i Maigret sembra
più popolare e facile e con i romans durs più sofisticata e psicologica.
In realtà c’è una sorta di continuità tra
quelle che non ci sentiamo di definire due letterature diverse. Per di più è
ormai assodato che, dal periodo americano in poi, tematiche, stile,
personaggi, approfondimento psicologico
portarono i Maigret praticamente sui
binari dei romans durs.
Prima abbiamo parlato di
quadratura del cerchio. A nostro avviso Simenon
ha inscritto gli spigolosi angoli della lettura popolare nella perfetta curvatura
dei romanzi psicologici. Così è riuscito con la sua prosa asciutta, essenziale
e concisa a raccontare in modo semplice e con parole concrete, vicende e situazioni psicologicamente complesse,
facendo leva sui sentimenti, sulle paure, sulle aspirazioni che albergano nell’animo
di ogni uomo. Ed è questo che fa dei
suoi personaggi un simbolo di valori universali che, proprio perché tali, dopo
quasi cento anni rivelano ancora una loro stringente attualità. (m.t.)
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