Dalle opere
"popolari", ai romans durs frutto di esperienze di vita vissuta
SIMENON SIMENON. UN ECRIVAIN
CAPABLE AUSSI BIEN D'INVENTER QUE DE RACONTER LA REALITE
Depuis les œuvres
"populaires", fantaisies écrites par pure imagination, jusqu'aux
romans durs, fruits des expériences vécues
SIMENON SIMENON. A WRITER
CAPABLE OF INVENTING AS WELL AS RECOUNTING REALITY
From “popular” works, fantasies
written by imagining things, to “romans durs,” fruits of lived experiences
Abbiamo
sempre definito Simenon, l’oggetto di questo blog, come uno scrittore oltre che
di grande levatura, anche di particolare singolarità per tutta una serie di
caratteristiche che, chi ci segue, ha avuto modo di leggere anche più di una
volta. Oggi vogliamo puntare la nostra attenzione su una di queste
caratteristiche.
Sappiamo
che l’ingresso dello scrittore nel mondo letterario è avvenuto attraverso quel
ponte che è costituito dalla letteratura popolare. Popolare e su commissione. E
in quel caso occorreva soddisfare le più diverse esigenze degli editori che non
si limitavano a individuare il genere e dettare le lunghezze (romanzo, romanzo
breve, racconto…). Le specifiche arrivavano alla tipologia dei personaggi, all’atmosfera e al tipo di finale. Questo
significa che se un romanzo breve doveva svolgersi nei selvaggi confini
dell’west americano, il nostro bravo Georges doveva lavorare di fantasia.
Allora non esisteva la televisione, e iniziava appena il cinema, le cartoline
erano non molto diffuse e così era molto difficile conoscere immagini di quei
luoghi "sconosciuti". E quando c’era da descriverli e far svolgere lì la vicenda,
occorreva lavorare molto di fantasia. In qualche modo potevano aiutarlo gli
atlanti, forse poteva aver letto qualche resoconto di viaggi, ma il resto se lo
doveva inventare. Ma, visti i duecento titoli che in quest’ambito lo scrittore
produsse con una ventina di pseudonimi, c’é da credere che la sua immaginazione
e la sua creatività dovessero essere sollecitate al massimo. Certo poi doveva scrivere
storie sentimentali, con un‘ambientazione cittadina o addirittura parigina, ambientazioni che
gli semplificavano molto il lavoro. Ma tutto ciò che era di genere avventuroso aveva
di solito una collocazione esotica e c’era bisogno di parecchia fantasia. Ma, considerata la velocità di scrittura, doversi
inventare luoghi, ambientazioni e paesaggi, oltre ai protagonisti, non doveva
in realtà costituire un gran problema per Simenon.
Dai
Maigret in poi, Simenon fece sempre più ricorso alle proprie esperienze di vita
vissuta. Le inchieste del commissario erano all’inizio per lo più parigine o
dei dintorni. Comunque va sottolineato che, soprattutto per i primi titoli,
Simenon era all’oscuro di quali fossero i meccanismi della polizia giudiziaria,
finché non gli offrirono di fare una specie di "corso accelerato" di come
funzionassero le indagini, quali fossero le vere competenze di un commissario,
degli ispettori, il ruolo del giudice istruttore, le regole scritte e, a maggior ragione,
quelle non codificate. Insomma fino ad allora aveva creato quelle inchieste
fidandosi di qualche sporadica informazione, ma anche molto della sua fantasia
Quando
arrivò a scrivere i romans durs, iniziò a raccontare spesso
vicende di cui era stato testimone, tipologie di persone che aveva conosciuto di persona, in alcuni casi anche
esperienze biografiche… Ormai non aveva più bisogno di ricorrere alla fantasia.
Simenon conservava perfettamente anche per lungo tempo i ricordi della propria vita, delle proprie
esperienze, e queste furono un'inesauribile fonte di materiali per i suoi romanzi. Al
momento giusto lì usò a piene mani, per costruire le sue storie che infatti risultano vere, come d'altronde i personaggi, con le loro
pulsioni e le loro speranze.
Quella
dei romans durs è la fase dell’esperienza vissuta, del ricordo e questo
fornisce uno spessore diverso a questi rispetto ai Maigret, finché anche questi
non furono permeati di vita vissuta di esperienze, di uomini tratti dalla vita
di tutti i giorni, conferendo anche alle inchieste del commissario quello
spessore tipico delle opere che si rifanno più alla vita vera che non alla
fantasia. (m.t.)
con le loro pulsioni e le loro speranze.
RispondiEliminaSe cerco di evitare queste difficoltà, potrei fare la fine di una donna che attribuisce la responsabilità alle regole, il suo modo di fare affidamento su altre persone, ma noi guardiamo lo sviluppo personale https://cineblog01.casa/comico/ dai film.
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