mercoledì 6 marzo 2019

SIMENON SIMENON. QUANDO LO SCRITTORE PRESE IN MANO IL PROPRIO DESTINO

L'autore dei "romans de la destinée" prende in mano la sua vita e....

SIMENON SIMENON, (?) QUAND L'ECRIVAIN PRENAIT EN MAIN SON PROPRE DESTIN
L'auteur des "romans de la destinée" prend sa vie en main et…
SIMENON SIMENON. WHEN THE WRITER TOOK CONTROL OF HIS OWN DESTINY
The author of “novels of destiny” takes control of his life and…



Prendere in mano il proprio destino. Per uno scrittore i cui personaggi erano dominati e non di rado vittime del destino, potrebbe sembrare un po’ una contraddizione. 

Eppure è così. Simenon è stata una persona che difficilmente è stato trascinato via dalla fatalità della vita. E quando il destino stava per impossessarsi di lui, con uno scatto gli si sottraeva… 
L’abbiamo visto in varie occasioni della sua vita e da questo punto di vista il destino si ritrovava di fronte qualcuno che piegava gli, eventi al suo volere o perlomeno sgusciava via tra le pieghe di un destino che l‘avrebbe condotto dove lui non voleva. 
Già da adolescente, promettente e precoce redattore de La Gazette de Liège, con una fidanzata in città che lo attendeva per delle future nozze, insomma con un contorno che faceva pensare che si sarebbe sistemato nella sua città natale, con un bel lavoro, sposando una ragazza di buona famiglia… E invece no. 
Prese un treno per Parigi, con la volontà di diventare uno scrittore vero, uno di quelli che con i soli proventi di quel lavoro, ci campano, ci mantengono la famiglia. Fu la prima azione con cui si sottrasse al destino che andava configurando per lui nella città belga. 
Facciamo un salto di qualche anno, siamo alla fine degli anni ’20 Georges è perdutamente innamorato della star mulatta che in quel momento sta facendo impazzire Parigi. E’ Josephine Baker di cui è divenuto l’amante e di cui è totalmente succube tanto da tenerle lui i conti delle sue finanze, da agitarsi per realizzare un giornale che parli solo di lei, il Josephine Baker Magazine, e di sopportare che ormai l’avessero soprannominato il segretario personale della Baker. Fu ad un pelo dal dare una svolta alla sua vita con una donna che cui condivideva più di una pulsione e un certo modo di vedere la vita. 
Ma poi anche qui uno scatto. Non poteva diventare “monsieur Baker”, non poteva rinunciare al suo programma per arrivare a diventare romanziere, doveva completare il periodo dell’apprentissage con i romanzi popolari, doveva ancora iniziare la fase della letteratura semi-letteraria (ancora non sapeva che si sarebbe concretata nei Maigret) per poter arrivare a scrivere solo i romans durs. Anche qui si sottrasse ad un destino che sembrava compiuto vista l’intesa con quella meravigliosa creatura che tutti adoravano e con la quale si era instaurato un rapporto molto particolare. 
E invece la lasciò, abbandonò anche Parigi insieme alla moglie Tigy e si tuffò di nuovo nella scrittura. Il suo programma non poteva subire deroghe anche se si chiamavano Josephine Baker e se sembrava proprio che così dovesse compiersi il suo destino. 
Potremmo parlare di altre fughe dal destino come sua partenza e la sua permanenza di dieci anni negli Usa. 
Ma una delle più importanti decisioni che lo sottrasse a quel destino che in fondo si era costruito proprio lui con le sue mani, durante tutta la sua vita, con convinzione e con un successo che rendeva merito a questa sua determinazione, fu quando decise di smettere di scrivere. Per la precisione dovremmo dire quando decise di non scrivere più narrativa…. Perché poi ci furono i Dictées, frutto di registrazioni, ma poi soprattutto le sue ponderose Memoires intimes. 
Era destino che nel 1972 smettesse di scrivere? In fondo aveva quasi settant’anni, un’età in cui altri scrittori sono ancora in attività. Ma lui era stato fin troppo prolifico. Aveva iniziato a scrivere racconti per giornali e piccole riviste che non aveva ancora vent’anni. Era quindi più o meno mezzo secolo che si era dedicato alla scrittura. Ma anche qui nessuna malattia e o accadimenti traumatici (quelli sarebbero arrivati dopo soprattutto con il suicidio della figlia Marie-Jo) che determinassero una scelta così netta e decisa. Era in condizioni di scrivere ancora per almeno qualche anno? Ci piace pensare di sì, forse era stanco, la sua capacità di état de roman era quasi sparita, l’entrare e uscire dalla pelle dei suoi personaggi l’aveva estenuato, ma qualche Maigret era ancora in grado di scriverlo…. Un po’ le su ultime forze, un po’ il mestiere accumulato in una vita passata a scrivere… Eppure ancroa una volta Simenon non attese che qualche strumento del destino decidesse per lui… ancora una volta prese il destino nelle sue mani e chiuse la sua vicenda di narratore. (m.t.)

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